Dopo tanto lavorio la riforma delle partecipate dovrebbe essere giunta allo snodo decisivo. Entro domani il governo sottoporrà agli amministratori locali la proposta definitiva per l’accordo sul nuovo decreto correttivo, reso necessario dalla sentenza 251 del 2016 con cui la Corte costituzionale ha prescritto di ottenere l’«intesa» con Regioni ed enti locali sull’attuazione della riforma Madia nelle materie che intrecciano le competenze dei territori: una questione di procedura che, come inevitabile, ha finito per riaprire la trattativa politica sui criteri della razionalizzazione.
E’ prevista, dunque, per il 16 marzo la Conferenza Unificata che dovrebbe dare il via libera a due decreti attuativi della riforma Madia. Si tratta del decreto relativo allo sfoltimento delle società partecipate (decreto legislativo recante disposizioni integrative e correttive al decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 175, recante: Testo Unico in materia di società a partecipazione pubblica) e quello relativo ai “furbetti del cartellino”(decreto legislativo recante disposizioni integrative e correttive al decreto legislativo 20 giugno 2016 n.116 recante: “Modifiche all’articolo 55-quater del decreto legislativo 30 marzo 2011, n.165, ai sensi dell’articolo 17, comma 1, lettera s, della legge 7 agosto 2015, n.124, in materia di licenziamento disciplinare).
In queste ore si succedono i confronti tecnici e politici sul tema del decreto partecipate (visto che sul provvedimento relativo ai furbetti del cartellino di fatto l’intesa era stata già raggiunta la settimana scorsa) e secondo quanto riportato sulle agenzie di stampa il 14 marzo si è tenuto un incontro al ministero della Pubblica amministrazione, con Regioni e Comuni, in particolare per raggiungere l’accordo politico sul decreto partecipate bis. Secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa le società pubbliche coinvolte dal provvedimento già da giugno potrebbero essere oltre 3mila. Un dato che scaturirebbe incrociando i criteri minimi per il mantenimento delle società e i dati su conti e dimensioni. Stando alle cifre della Corte dei conti – secondo quanto riportato dall’Ansa – 1.279 hanno più amministratori che dipendenti e 469 hanno bilanci in perdita. Inoltre, guardando ai numeri dell’Istat, 1.138 possono classificarsi come realtà ‘fantasma’, prive di carte contabili.
Le questioni sul tavolo – si legge in un lancio di public policy – riguardano la soglia di fatturato minimo che le partecipate dovranno raggiungere , le incompatibilità previste dalla legge Severino per gli ex amministratori di società pubbliche (che per tre anni non possono ricoprire lo stesso incarico in altre spa dello stesso territorio) e la partecipazione agli appalti su scala nazionale. Tra le ipotesi sul tavolo anche quella di dimezzare il tetto di fatturato (ora fissato a un milione di euro in tre anni). Il Governo, da parte sua, ha proposto una norma ponte, ovvero di portare la soglia per tre anni a 500mila euro per poi far scattare la tagliola più pesante. Si contano, stando ai dati della Corte dei conti, circa 3mila società a rischio chiusura al 30 giugno 2017, quando scatterà l’obbligo di razionalizzare le partecipazioni.
Si sta lavorando alle ultime limature al decreto, a quanto apprende l’AdnKronos – da fonti ministeriali, ma c’è ottimismo che si chiuda con un’intesa giovedì in Unificata. D’altra parte, si osserva dalle stesse fonti, si conferma la volontà di una riduzione delle partecipate e c’è la disponibilità da parte di tutti a trovare un accordo che confermi tutto quello c’era nel decreto precedente integrato con il lavoro di questi giorni.
Anche il coordinatore della Commissione Affari finanziari della Conferenza delle Regioni Massimo Garavaglia è fiducioso: “Resta ancora qualche punto aperto, ma razionalmente credo che si riesca a chiudere per giovedì”.