Con la sentenza n. 20504 del 30/07/2019 le Sezioni Unite della corte di Cassazione, a risoluzione di questione di massima di particolare importanza, hanno affermato che non è configurabile, né può costituire oggetto di accertamento da parte del giudice ordinario, un diritto soggettivo perfetto ed incondizionato all’autorefezione individuale, nell’orario della mensa e nei locali scolastici, degli alunni della scuola primaria e secondaria di primo grado, che possono esercitare diritti procedimentali, al fine di influire sulle scelte riguardanti le modalità di gestione del servizio mensa, rimesse all’autonomia organizzativa delle istituzioni scolastiche, in attuazione dei principi di buon andamento dell’amministrazione pubblica.
Non esiste, dunque, un “diritto soggettivo” e la gestione del servizio di refezione è rimesso direttamente “all’autonomia organizzativa” delle scuole. È questo il punto finale di una battaglia legale che va avanti da anni: “L’istituzione scolastica – chiariscono le Sezioni Unite della Cassazione, dando ragione a Comune e Ministero sulla libertà delle scuole di organizzare il servizio mensa – non è un luogo dove si esercitano liberamente i diritti individuali degli alunni né il rapporto con l’utenza è connotato in termini meramente negoziali, ma piuttosto è un luogo dove lo sviluppo della personalità dei singoli alunni e la valorizzazione delle diversità individuali devono realizzarsi nei limiti di compatibilità con gli interessi degli altri alunni e della comunità”, con “regole di comportamento” e “doveri cui gli alunni sono tenuti”, con “reciproco rispetto, condivisione e tolleranza”.
Dopo diversi passaggi la Cassazione ha, quindi, accolto il ricorso del Comune di Torino, ribaltando la pronuncia della Corte d’appello favorevole ai genitori degli alunni che preferivano alla mensa il pasto portato da casa, ma che affermava anche che non potevano dettare “le modalità pratiche” e organizzative, dove cioè consumarlo, anche perché ci sono da valutare degli aspetti igienico/sanitari da valutare. In primo grado invece, il tribunale aveva dato ragione all’amministrazione. “Alla luce del nuovo pronunciamento delle Sezioni Unite, l’Amministrazione procederà a supportare le famiglie e le scuole nelle prossime delicate fasi organizzative che conseguono al suddetto pronunciamento”, ha dichiarato in una nota Antonietta Di Martino, assessora all’Istruzione della Città di Torino.