Le benedizioni a scuola sono legittime purché siano al di fuori dell’orario scolastico. Il Consiglio di Stato ribalta così la decisione del Tar Emilia-Romagna che aveva annullato la delibera con cui il consiglio di un istituto scolastico di Bologna, aveva autorizzato le benedizioni nel marzo 2015.
Il Consiglio di Stato ha accolto quindi il ricorso del ministero dell’Istruzione contro la sentenza del Tar, stabilendo che le benedizioni non incidono “in alcun modo sullo svolgimento della didattica e della vita scolastica in generale” e, “non diversamente” da altre attività “parascolastiche”.
Il ricorso era stato presentato da alcuni docenti e genitori dell’istituto comprensivo 20 di Bologna e dal comitato ‘Scuola e costituzione’ dopo che i parroci della zona avevano chiesto di poter benedire per Pasqua la scuola. Un anno fa, il Tar dell’Emilia-Romagna aveva accolto la loro istanza sentenziando che la scuola “non poteva essere coinvolta nella celebrazione di riti religiosi” che sono “attinenti unicamente alla sfera individuale di ciascuno”.
Nel merito della sentenza il Comitato bolognese scuola e Costituzione contesta l’affermazione che “il fine di tale rito, per chi ne condivide l’intimo significato e ne accetta la pratica, è anche quello di ricordare la presenza di Dio nei luoghi dove si vive o si lavora, sottolineandone la stretta correlazione con le persone che a tale titolo li frequentano”. Invece “ci sembra che i luoghi di lavoro e di studio gestiti dallo Stato italiano debbano restare estranei a ogni iniziativa confessionale in nome del principio supremo della laicità dello Stato”.
Contestata anche “l’interpretazione capziosa” del decreto 275/99 per cui l’espressione “riconoscono e valorizzano le diversità”, “si riferisca a ‘tutte quelle iniziative che si rivolgano, piuttosto che alla generalità unitariamente intesa degli studenti, soltanto a determinati gruppi di essi, individuati per avere specifici interessi od appartenenze, per esempio di carattere etico, religioso o culturale, in un clima di reciproca comprensione, conoscenza, accettazione e rispetto, oggi tanto più decisivo in relazione al fenomeno sempre più rilevante dell’immigrazione e della conseguente necessità di integrazione’”. Invece per il comitato “questa posizione rischia di far precipitare le scuole statali nella logica delle scuole private di tendenza, in contrasto con lo spirito e la lettera della nostra Costituzione”.
Per questi motivi – conclude la nota della segreteria del Comitato bolognese scuola e Costituzione – “intendiamo ricorrere contro la sentenza del Consiglio di Stato presso la Corte europea dei diritti dell’uomo”.