Governo, Regioni e Comuni hanno trovato un’intesa sulla riforma delle società partecipate. Ieri la Conferenza unificata ha dato l’ok ai decreti correttivi della riforma Madia sulle società pubbliche e sui licenziamenti sprint per gli assenteisti colti in flagrante a timbrare l’entrata e disertare l’ufficio. A rendere necessari i correttivi, si ricorderà, è la sentenza 251/2016 della Corte Costituzionale, che ha imposto appunto l’’intesa’ e non il più semplice ‘parere’ di Regioni ed Enti locali quando i decreti attuativi interesseranno le loro competenze.
L’intesa sul decreto partecipate bis tra Governo, Regioni e Comuni, secondo quanto riferito al termine della Conferenza unificata straordinaria da il via libera, dunque, alla possibilità per le partecipate pubbliche di concorrere a gare fuori confine. C’è quindi il sì ai così detti Comuni ‘spa’, ma l’opportunità di prendere parte a bandi extraterritoriali verrà riconosciute solo a società che non risultano in perdita.
Nell’intesa si prevedono anche tre mesi in più per mettere a punto i piani sui tagli, che non riguarderanno le società che gestiscono i casinò. La ricognizione straordinaria per l’eliminazione per le società fuori target viene prorogata dal 30 giugno al 30 settembre. La determinazione della nuova scadenza deriverebbe dai tempi tecnici necessari per l’entrata in vigore del provvedimento correttivo, che ora dovrà ottenere anche i pareri parlamentari.
Tra i punti dell’accordo la riduzione della soglia minima di fatturato che le spa pubbliche dovranno rispettare per rimanere in vita. Con l’accordo ci sarà un periodo ponte di tre anni: per il triennio 2017-2019 la soglia da raggiungere è di 500mila euro. Dal 2020 invece salirà per tutte a un milione in tre anni. Questo – secondo quanto riportato da alcune agenzie di stampa – incentiverà l’aggregazione delle ex municipalizzate.
Previsto anche un sostanziale via libera alle gare fuori ambito per le società partecipate che hanno i conti in regola. E’ anche questo uno dei punti dell’intesa raggiunta.
A quanto si apprende a termine della Conferenza Unificata, è stato deciso di inserire nel decreto “correttivo” una norma che consentirà alle società comunali e regionali di partecipare a gare d’appalto per i servizi pubblici di acqua, luce, gas, rifiuti e trasporti al di fuori del loro territorio. Uniche due clausole: le spa dovranno avere i bilanci in ordine (almeno quattro degli ultimi cinque come previsto dall’articolo 2 del decreto Madia) e affidamenti solo tramite appalto e non diretti.
Raggiunto anche accordo sulla norma per salvare le sale da gioco pubbliche. Queste, secondo quanto riportato dall’agenzia public policy – , saranno escluse dall’articolo 20 del decreto Madia, dunque potranno continuare a operare anche se in perdita. Ciò eviterà la chiusura dei casinò in rosso. Inoltre, viene consentito alle sale l’estensione di un anno del piano strutturale triennale per il rifinanziamento delle perdite. Tutte le altre norme della riforma Madia, invece, continueranno ad applicarsi.
“La prima fondamentale garanzia ottenuta” con l’intesa sul decreto partecipate che corregge la riforma Madia del 2016 è la possibilità per i Comuni di far partecipare “le società partecipate alle gare che si tengono anche fuori dal territorio comunale, quelle che hanno rilevanza di carattere economico generale, ossia per la distribuzine di gas, energia, acqua, rifiuti e trasporti”. lo ha sostenuto il vicepresidente dell’Anci, Umberto Di Primio, al termine della Conferenza unificata dove è stata raggiunta l’intesa sui correttivi Madia. “Non si darà vita – ha spiegato – a piccole società comunali bensì a vere società che possono stare sul mercato, per fatturato, organizzazione, controlli”. Sull’abbassamento della soglia minima di fatturato, sotto cui tagliare le spa pubbliche, Di Primio ha precisato “che non è una norma da ‘riserva indiana’, non vogliamo tenerci sotto i 500mila euro, ma chiediamo la possibilià di potere crescere, di rendere stabili e competitivi” gli organismi. La stessa norma – ha spiegato al termine il presidente Anci Antonio De Caro – “porterà a un’aggregazione delle diverse partecipate che non riescono ad arrivare tra tre anni alla soglia minima di un milione di euro”.
C’è “soddisfazione”, si è fatto un “passo in avanti, nonostante le complicazioni subentrate dopo l’emanazione della sentenza” della Corte costituzionale che sui decreti attuativi della riforma P.a ha imposto l’intesa con gli enti territoriali. Così il sottosegretario alla Pubblica amministrazione, Angelo Rughetti, ha commentato l’accordo raggiunto con Regioni e Comuni, al termine della conferenza unificata sui provvedimenti bis relativi ai ‘furbetti del cartellino’ e al taglio delle partecipate. “Si è sostanzialmente dato vita – sottolinea Rughetti – a un nuovo schema di formazione della legge”. Si tratta, ha spiegato il sottosegretario, “di una delega attribuita al Governo – la riforma P.a – sulla quale la Corte costituzionale ha detto che serve l’intesa con gli esecutivi degli enti territoriali. È la prima volta che succede nel nostro ordinamento ed è una novità importante, soprattutto in una materia dove il potere legislativo è stato delegato al Governo. Il dominus della formazione della legge, che è il Parlamento, rischia di dovere prendere atto di decisioni che vengono prese fuori dal Parlamento stesso”.