Illegittimo il compenso per l’attività di accertamento ICI privo di impegno di spesa
AGEL 6 Luglio 2018, di Alessandro ManciniLo ha deciso la Corte di cassazione - sezione II civile - con la sentenza n. 15050/2018
La Corte di Appello di Lecce ha respinto il gravame proposto dal Comune di LIZZANO contro la sentenza del Tribunale locale di rigetto della opposizione avverso un decreto ingiuntivo ottenuto da un professionista per compenso relativo all’attività di accertamento Ici dovuta da una società per gli anni 1996/1999.
La Cassazione ha preso in esame il ricorso del Comune, basato su cinque motivi, tra i quali la violazione dell’art. 191 del decr. legisl. n. 267/2000 (TUEL) e dell’art. 345 c.p.c. per il fatto della esistenza di un contratto di consulenza autorizzato con deliberazione priva dell’impegno di spesa e di attestazione della copertura finanziaria, in quanto era previsto un compenso ancorato al semplice accertamento e non anche alla effettiva riscossione del tributo, tale da comportare la inefficacia nei confronti dell’Ente.
La Suprema Corte, con la sentenza n. 15050/2018, della SEZ. II CIVILE, ha ribadito il principio affermato dalla giurisprudenza di legittimità secondo cui qualsiasi spesa degli Enti comunali soggiace alla disposizione dell’art. 23, terzo comma, del D.L. n. 66/1989, in base alla quale qualsiasi spesa degli enti comunali deve essere assistita da un conforme provvedimento dell’organo munito di potere deliberativo e da uno specifico impegno contabile registrato nel competente bilancio di previsione, costituendosi, in mancanza, il rapporto obbligatorio direttamente con l’amministratore o funzionario che abbia assunto l’impegno. Inoltre, la Cassazione ha rilevato, poi, che nel caso in esame la Corte d’Appello ha applicato il principio del divieto di cui all’art. 345 c.p.c. di produrre nuove domande in appello, senza essersi dapprima posto il problema della violazione di norme imperative, rappresentata dalla conclusione di un contratto fondato su una delibera nulla per assenza di copertura finanziaria e sulla rilevabilità di ufficio, anche in appello, delle nullità derivanti da violazione di norme imperative. Per tali considerazioni, è stata decisa la cassazione della sentenza impugnata, con rinvio ad altra sezione della Corte di Appello di Lecce che dovrà provvedere al riesame attenendosi ai principi dettati dalla Suprema Corte.
Articolo realizzato in collaborazione con la redazione della rivista Finanza Territoriale www.finanzaterritoriale.it
