In una approfondita analisi contenuta nella sentenza 789/2019 il Tribunale amministrativo per la Toscana spiega che la valutazione di impatto ambientale implica un esame dell’impatto complessivo che le singole opere hanno sull’ambiente, in quanto la definizione del grado di modifica dell’ambiente (se in misura più o meno penetrante) non può che essere essenziale, consentendo di valutare se le alterazioni conseguenti alla realizzazione delle opere possano ritenersi “accettabili” alla stregua di un giudizio comparativo che tenga conto della necessità di salvaguardare preminenti valori ambientali e dell’impatto della realizzazione di una determinata opera, in applicazione ai fondamentali principi di precauzione e prevenzione del diritto dell’ambiente.
Emerge, perciò, secondo i giudici amministrativi toscani, un difetto di istruttoria tutte quelle volte che la valutazione di compatibilità ambientale sia stata posta in essere prescindendo dal considerare l’impatto che il complesso delle nuove opere ha sull’ambiente e, ciò, operando un rinvio di detta valutazione all’esecuzione di un considerevole numero di prescrizioni, in un contesto nel quale le azioni da compiere non erano sufficientemente definite e che, pertanto, avrebbero richiesto inevitabilmente nuove valutazioni conseguenti all’esame istruttorio ancora da svolgere.
Lo scopo delle prescrizioni è, infatti, quello di individuare le condizioni più idonee per meglio garantire la compatibilità ambientale, funzione quest’ultima che presuppone un’avvenuta valutazione positiva dell’opera circa l’incidenza di quest’ultima sugli elementi naturalistici del territorio.
Nel caso in sentenza il progetto presentato dall’Enac consisteva in un “Masterplan Aeroportuale” che rinviava alla fase esecutiva le valutazioni di incidenza sull’ambiente riferite a circa 142 prescrizioni che implicavano, tra l’altro, lo spostamento di un corso d’acqua; il sotto-attraversamento di un’autostrada; la ricollocazione del bacino denominato “Lago di Peretola” (peraltro sottoposto a vincolo paesaggistico), l’interramento di quest’ultimo e la creazione ex novo di un’area umida di circa 9,7 ettari con trasferimento della fauna e della vegetazione e, ciò, oltre all’esame degli scenari probabilistici del rischio di incidente aereo.