Con la sentenza 10818/2020 i giudici del Tribunale amministrativo del Lazio hanno stabilito che L’ANAC deve consentire l’accesso agli atti richiesto da un whistleblower di cui erano state archiviate le segnalazioni.
Ai fini della sussistenza del presupposto legittimante per l’esercizio del diritto di accesso deve esistere un interesse giuridicamente rilevante del soggetto che richiede l’accesso, non necessariamente consistente in un interesse legittimo o in un diritto soggettivo, ma comunque giuridicamente tutelato, ed un rapporto di strumentalità tra tale interesse e la documentazione di cui si chiede l’ostensione, nesso di strumentalità che deve, peraltro, essere inteso in senso ampio, posto che la documentazione richiesta deve essere, genericamente, mezzo utile per la difesa dell’interesse giuridicamente rilevante.
Pertanto, nella vicenda in sentenza, i giudici amministrativi capitolini hanno riconosciuto in capo al ricorrente quando era ancora dipendente del comune, nella qualità di “whistleblower” ai sensi dell’art. 54 bis del d.lgs. 165/2001, la sussistenza di un interesse diretto al documento al quale è stato chiesto l’accesso, in considerazione del fatto che la delibera in questione ha provveduto su alcune segnalazioni dallo stesso effettuate. Né può ritenersi applicabile, secondo gli stessi giudici, l’ipotesi ostativa prevista dal “Regolamento disciplinante i procedimenti relativi all’accesso civico, all’accesso civico generalizzato ai dati e ai documenti detenuti dall’ANAC e all’accesso ai documenti amministrativi ai sensi della l241/1990” del 24.10.2018, che esclude dall’accesso “le proposte degli uffici”, poiché tale disposizione fa espressamente salvo il caso in cui tali proposte costituiscano “motivazione per relationem dell’atto o provvedimento”, come, appunto, accaduto nel caso di specie.
La delibera di cui il ricorrente ha chiesto l’ostensione, infatti, contiene, nella motivazione, un espresso richiamo alla proposta di deliberazione, che però non è stata resa disponibile. Trattandosi di atto richiamato per relationem nella motivazione del provvedimento, lo stesso deve quindi ritenersi ostensibile. Pertanto, l’ANAC deve consentire al ricorrente l’accesso all’atto richiesto, entro il termine di trenta giorni decorrente dalla notificazione o comunicazione della sentenza.