Nella bozza del nuovo decreto Mezzogiorno allo studio del Governo, si legge su Public Policy, è previsto che “al fine di favorire la riqualificazione e la rigenerazione urbana, i Comuni situati nelle Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia in relazione ai finanziamenti, qualora assegnati, e le iniziative da parte dei privati per la realizzazione di programmi complessi di riqualificazione e rigenerazione urbana” promuovono la formazione di programmi integrati (previsti da una legge ad hoc del 1992) “anche in deroga con gli strumenti urbanistici vigenti”.
Si parla di programmi – incluse le periferie – che comportino “la demolizione e ricostruzione o la sostituzione di più edifici degradati, il mutamento della destinazione d’uso, nonché la dotazione di infrastrutture viarie o di trasporto o delle reti funzionali al miglioramento dei servizi reali o immateriali”.
“Fatti salvi gli eventuali vincoli ambientali, paesaggistici, idrogeologici di competenza di altre amministrazioni”, i programmi dovranno essere approvati dalla Giunta comunale e adottati dal Consiglio comunale “entro 180 giorni pena la perdita dei finanziamenti”. Decorso inutilmente il termine, l’autorizzazione alla realizzazione “si intende negata”.
Nella stessa bozza sono previste anche nuove regole per combattere la marginalità sociale e “situazioni di particolare degrado nelle aree del Mezzogiorno, caratterizzate da una massiva concentrazione di cittadini stranieri”. Più in dettaglio, nel testo è prevista la possibile nomina di “uno o più Commissari straordinari del Governo”, incaricati di predisporre un piano di interventi ad hoc “per il risanamento delle aree interessate” e di coordinarne “la realizzazione curando, a tal fine – come si legge nella bozza – il raccordo tra gli uffici periferici delle amministrazioni statali, in collaborazione con le regioni e gli enti locali interessati”.
La bozza di decreto, poi, interviene anche per “favorire la graduale integrazione dei cittadini stranieri regolarmente presenti nei territori interessati, agevolando – si legge nel testo – laccesso ai servizi sociali e sanitari nonch‚ alle misure di integrazione previste”, compreso “linserimento scolastico dei minori”. Misure, quelle relative alla marginalità, per cui si opera “nei limiti delle risorse disponibili a legislazione vigente” ed eventualmente ottenendo risorse europee grazie a progetti mirati di “regioni ed enti locali”, anche “in collaborazione con le organizzazioni del terzo settore”.