Secondo quanto si apprende il governo sta per chiudere il decreto sui nuovi tetti per gli stipendi dei dirigenti delle società a controllo pubblico. Questo il contenuto del provvedimento che l’esecutivo si appresterebbe a chiudere. Il decreto fissa al 23 ottobre la scadenza per dividere le società fino a 5 fasce con altrettanti limiti ai compensi, non superiori a 240mila euro all’anno. Oggi le fasce sono 3,quindi aumentandole si potrebbe scendere sotto l’ultimo gradino ora pari a 120mila e la fascia più bassa finirebbe sotto i 100mila
Le nuove regole saranno fissate in un decreto del ministero dell’Economia, sentita la conferenza unificata e previo parere delle commissioni parlamentari. Quindi per arrivare al testo finale ci vorrà ancora un po’ di tempo. L’oggetto è il “trattamento economico annuo onnicomprensivo da corrispondere agli amministratori, ai titolari e componenti degli organi di controllo, ai dirigenti e ai dipendenti”. Adesso le fasce in cui sono suddivise le società sono tre, determinate in base a criteri come il valore della produzione, gli investimenti e il numero dei dipendenti. A ognuna corrisponde un diverso limite retributivo, il più alto è di 240 mila euro annui il più basso di 120 mila euro, pari al 50% dell’ammontare massimo. Se, ad esempio si fissasse, un limite al 40%, si scenderebbe a 96mila euro. Il decreto del Mef dovrà anche stabilire “i criteri di determinazione della parte variabile della remunerazione, commisurata ai risultati di bilancio raggiunti dalla società nel corso dell’esercizio precedente”. E, si specifica, “in caso di risultati negativi attribuibili alla responsabilità dell’amministratore, la parte variabile non può essere corrisposta”. Fermo restando che le nuove regole non si applicano alle società quotate.
Fonti di governo spiegano che si sta lavorando anche ad altri due decreti attuativi del Testo Unico sulle partecipate pubbliche: il decreto per la gestione di eventuali esuberi attraverso la mobilità e quello con i criteri per cui si può optare per un consiglio di amministrazione al posto dell’amministratore unico (che è la regola generale). Ma per entrambi i provvedimenti c’è tempo fino a marzo.