Il sistema delle domande d’asilo e procedure d’esame presentato dal prefetto Angelo Trovato, presidente della Commissione nazionale per il diritto d’asilo, è sempre più in crisi. Le richieste di asilo in Italia nel primo mese del 2017 si sono moltiplicate: +41% rispetto al gennaio 2016. E al contempo, sono in calo dell’11% le domande esaminate dalle Commissioni. Il prefetto Angelo Trovato, in audizione alla Commissione parlamentare d’inchiesta sull’accoglienza dei migranti, fornisce, insomma, i numeri di un sistema “in sofferenza”. La costante pressione migratoria è avvalorata anche dai dati sugli sbarchi. A gennaio sono arrivate 4.504 persone via mare, di cui 395 minori non accompagnati. Ed in tanti fanno domanda di protezione in Italia. Si tratta di numeri sempre più imponenti, non semplici da gestire per la macchina messa in piedi dal Viminale.
Dalle 26mila richieste del 2013 si è infatti passati alle 64mila del 2014, alle 83mila del 2015 fino alle 123mila del 2016. Ed il dato di gennaio 2017 indica un ulteriore aumento del 41%. Delle 123.600 domande di asilo del 2016 (+47% rispetto al 2015), 11.656 sono state presentate da minori. La grande maggioranza delle richieste (105mila) è arrivata da uomini. La Nigeria è la nazione più rappresentata, con 27mila richieste. A gestire questo fiume di istanze sono le 20 Commissioni territoriali per l’asilo, cui si aggiungono 28 sezioni, sei delle quali con presidente a tempo pieno. Ciascuna Commissione costa 314mila euro all’anno. Sull’esame delle richieste, ha rilevato Trovato, “si stanno accentuando i problemi, dovuti soprattutto alla necessaria presenza di uomini delle forze di polizia, che sono oberati da altri impegni. E così invece di fare 4-5 audizioni al giorno, si è scesi a 3. Nel 2017 si è registrato un calo del 10% delle domande esaminate e ciò è preoccupante”.
A conclusione dell’iter, lo status di rifugiato è stato concesso per il 5% delle domande esaminate; al 14% è stata assegnata la protezione sussidiaria, al 21% quella umanitaria e nel 56% dei casi c’è stato il diniego. I tempi medi di esame delle richieste nel periodo 2014-2016 sono stati di 257 giorni, con una tendenza all’accelerazione. Si è infatti passati dai 347 giorni del 2014 ai 261 del 2015 ai 163 del 2016. Le richieste ancora pendenti ammontano a 110mila. “Siamo – ha spiegato il prefetto – il secondo Paese europeo, dopo la Germania, per numero di pratiche esaminate”. Quanto ai ricorsi contro il diniego dello status, dal 2014 al 2016 ne sono stati sottoscritti 53mila, il 18% definiti (70% accolti) e l’81% pendenti.