Piccoli Trump crescono: “Dato che qui siamo tutti bianchi, europei e cristiani, vogliamo mantenere questa situazione e non vogliamo immigrati o omosessuali“. Queste le parole rilasciate alla ‘Bbc’ da Laszlo Toroczkai, sindaco del villaggio di Asotthalom, già salito agli onori della cronaca a fine novembre.
Quando il giovane László si è seduto per la prima volta alla scrivania del municipio, aveva già alle spalle una buona carriera. Si era fatto le ossa qualche anno prima fondando il “Movimento per la gioventù dei 64 comitati” (Hvim), un gruppo dagli ideali nazionalisti nato per rivendicare la “Grande Ungheria” e pretendere di rifondare i confini del paese stabiliti dopo la dissoluzione dell’Impero Austro Ungarico. Un uomo che non si fa problemi ad intervenire nei convegni organizzati dallo Jobbik, il partito neonazista ungherese e prenderne le difese pubblicamente.
A far discutere, ora, è la decisione della sua giunta di vietare – affiggendo anche espliciti cartelli per le strade – la costruzione di moschee o l’uso del velo islamico, insieme a pubbliche manifestazioni della propria omosessualità.
“Asotthalom protegge le proprie tradizioni”, è la frase che accompagna il cartello, messaggio poi ribadito ancora una volta dal primo cittadino alla ‘Bbc’, che lo ha intervistato per approfondire la vicenda. “Prima di tutto accogliamo stranieri dall’Europa occidentale. A queste persone non piacerebbe vivere in una società multiculturale. Invece non ci va di attirare musulmani, anche se qualcuno già vive nel nostro villaggio”, ha chiarito Toroczkai. Questo sindaco di estrema destra, populista, anti-immigrati e anti-Europa – che in Ungheria è diventata una realtà politica abbastanza forte – non trova però il consenso di tutti i suoi cittadini: “gli immigrati musulmani che vivono qui sono tranquilli, lavorano e non disturbano nessuno. I bambini giocano a calcio o vanno in piscina” racconta un uomo. “Alcuni gay vivono in paese– prosegue una donna- ci capita di parlare, sono molto gentili. Poi ciò che fanno a casa loro non ci riguarda. Siamo tutti esseri umani“, conclude.
La crisi migratoria degli ultimi anni, sapientemente cavalcata dai movimenti di estrema destra, ha fatto crescere i sentimenti xenofobi ed intolleranti in tutta l’Europa, come dimostra l’avanzata dei movimenti di destra un po’ ovunque. Ma laddove al governo c’è la destra più conservatrice come quella di Orban, che ha costruito dei muri per proteggere i confini nazionali, sono spuntati e vengono tollerati persino i cosiddetti “cacciatori di migranti”, gruppi di cittadini quasi sempre riconducibili ai movimenti ultranazionalisti di estrema destra, riuniti in corpi paramilitari legittimati dalla legge che sorvegliano i confini, per respingere i migranti e coadiuvare il lavoro della polizia. Il fenomeno è noto da tempo, tanto che quasi un anno fa il programma di La 7 DiMartedì dedicò un servizio alla situazione ungherese, dove sarebbero operativi almeno 2.000 “cacciatori di migranti”.
Uno di loro è Laszlo Toroczkai, trentotto anni, di cui venti trascorsi da militante di estrema destra e sindaco di Assotthalom, una cittadina di quattromila anime. Ha deciso di fare il “cacciatore di migranti” dopo aver visto un gruppo di giovani africani che varcavano il confine ungherese. Il servizio di seguito ci spiega chi è e quali sono i suoi obiettivi.
Secondo il direttore del “Political Capital Institute” di Budapest, Peter Kreko, specializzato nell’analisi dei movimenti di estrema destra attivi in Europa, Laszlo Toroczai incarna il prototipo del “nazista in completo”, riferendosi alla necessità di non giudicarlo fermandosi all’aspetto da cittadino gentile, cattolico osservante e bravo padre di famiglia. Toroczkai spiega che i cosiddetti “cacciatori di migranti” non sono vigilanti volontari, ma un vero e proprio corpo, con le stesse prerogative della polizia. I comuni ungheresi possono decidere di creare questi gruppi, se dispone dei fondi necessari per organizzarli. Ma nel suo caso, trattandosi di una zona di frontiera di rilevanza nazionale, il corpo è finanziato da fondi ministeriali.