Si allarga il fronte antitrivellazioni. Su invito del Coordinamento Nazionale No Triv, ben sei Regioni (Calabria, Basilicata, Puglia, Abruzzo, Marche e Veneto) hanno deliberato di impugnare il decreto del Ministero dello sviluppo economico del 7 dicembre 2016, pubblicato poi lo scorso aprile, che definisce il disciplinare per il rilascio e l’esercizio dei titoli minerari su prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi. Alle Regioni bisogna aggiungere anche i Comuni di Vasto e Pineto, entrambi in Abruzzo. La spinta decisiva per questa levata di scudi è venuta dalla recente sentenza n° 198/2017 con cui la Corte Costituzionale ha dichiarato che non spetta allo Stato e, per esso, al Mise adottare il Disciplinare-tipo senza coinvolgere adeguatamente le Regioni. Pertanto, il Disciplinare del 2015 ed anche quello del 7 dicembre 2016 sono illegittimi. A questo punto -afferma Tiziana Medici, portavoce e cofondatore del CNNT- “Il Mise ha di fronte a sé due alternative: o ritira il Disciplinare del 7 dicembre 2016 e ne riscrive uno del tutto diverso, cancellando tutte le amenità denunciate pubblicamente dal CNNT, ricercando l’intesa con le Regioni, oppure andrà incontro a sonore sconfitte nelle aule dei tribunali ogni qualvolta tenterà di adottare un qualsiasi atto che richiami il Disciplinare-tipo dichiarato incostituzionale dalla Corte. Noi saremo lì ad attenderlo”. “Siamo ovviamente soddisfatti dell’importante risultato raggiunto – aggiunge il Prof Enzo Di Salvatore, costituzionalista, ispiratore del Referendum No Triv e cofondatore del CNNT – ma non basta. Il Governo deve inserire nella SEN 2017 la previsione del Piano delle Aree e porvi mano, d’intesa con le Regioni e le Autonomie Locali. Tra Disciplinare-tipo e assenza di Piano Aree, nel nostro Paese le compagnie Oil&Gas hanno di fatto mano libera”.