I sindaci contro il decreto sicurezza. Promotore della protesta è stato il Primo cittadino di Palermo Leoluca Orlando, il quale, con una nota inviata all’ufficio anagrafe, ha dato disposizione di non applicare nel capoluogo siciliano le misure della legge messa a punto dal vice premier e ministro dell’Interno Matteo Salvini, riguardo alle norme che negano la possibilità di concedere la residenza a chi ha un permesso di soggiorno. Dura la replica di Salvini: “I sindaci ne risponderanno legalmente”.
Alla luce delle dichiarazioni di alcuni sindaci di città italiane che gestiscono quotidianamente le presenze di migranti richiedenti asilo, il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, dichiara: “È evidente, a questo punto, l’esigenza di istituire un tavolo di confronto in sede ministeriale per definire le modalità di attuazione e i necessari correttivi ad una norma che così com’è non tutela i diritti delle persone. Noi sindaci l’avevamo detto prima che il decreto fosse convertito in legge attraverso la posizione della commissione immigrazione dell’Anci che all’unanimità, indipendentemente dall’appartenenza politica dei singoli componenti, si era espressa negativamente sul provvedimento, ritenendo che i diritti umani non siano negoziabili”.
Le disposizioni in tema di immigrazione preoccupano anche il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti. “Dal punto di vista politico sono assolutamente d’accordo che si debba affrontare il problema, visto che il decreto sicurezza lascia aperto un vulnus rispetto a stranieri e richiedenti asilo che non riescono a fare le cose più basilari. Dal punto di vista amministrativo non è chiaro come faccia Orlando a chiedere agli uffici di non applicare una legge. Detto questo, quello che pone Orlando è sicuramente un tema che va affrontato, anche come Anci, perché il problema determinato dal decreto sicurezza ricade su tutti”.
“Firenze non si piegherà al ricatto contenuto” nel decreto sicurezza “che espelle migranti richiedenti asilo e senza rimpatriarli li getta in mezzo alle strade”, ha fatto sapere il sindaco fiorentino Dario Nardella. “Il fatto grave del decreto è che individua un problema ma non trova una soluzione. Ci rimboccheremo le maniche perché Firenze è città della legalità e dell’accoglienza, e quindi in modo legale troveremo una soluzione per questi migranti, fino a quando non sarà lo Stato in via definitiva a trovare quella più appropriata”. Secondo Nardella, il governo “non sta facendo i rimpatri che aveva promesso di fare. Riteniamo che molti di questi migranti siano persone animate da buonissime intenzioni, che vogliono fare qualcosa di positivo per questo Paese e che magari potrebbero essere integrate in modo corretto”.
Come riporta La Repubblica, anche il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ha rivendicato di essersi opposto al decreto fin dalla sua approvazione. “Ho schierato la mia città dalla parte dei diritti. Noi applichiamo le leggi ordinarie solo se rispettano la Costituzione. E’ obbedienza alla Carta e non disobbedienza civile. L’iscrizione all’anagrafe è fondamentale, consente alle persone di avere diritti. Sono in ballo interessi primari della persona: l’assistenza, l’asilo. Ci muoviamo in questa direzione anche per il sistema Sprar, che è un’esperienza da tutelare mentre questo governo punta a riaprire centri affollati, depositi di persone che rischiano di trasformarsi in vere e proprie bombe umane”.
L’articolo 13 delle legge 132 stabilisce che il permesso di soggiorno rilasciato al richiedente asilo costituisce sì un documento di riconoscimento, ma non basterà più per iscriversi all’anagrafe e quindi avere la residenza. In sostanza i comuni non potranno più rilasciare a chi ha un permesso di soggiorno la carta d’identità e i servizi, come l’iscrizione al Servizio sanitario nazionale (quindi l’Asl) o ai centri per l’impiego, che verranno assicurati solo nel luogo di domicilio, visto che non c’è più la residenza, come un Centro di accoglienza straordinaria o un Centro permanente per il rimpatrio.
Alla scadenza del permesso di soggiorno per motivi umanitari, i cittadini stranieri non potranno più iscriversi all’anagrafe. La norma colpisce però anche i minori non accompagnati, i quali hanno tutti il permesso di soggiorno per motivi umanitari, e gli stranieri che hanno il permesso di soggiorno per motivi di lavoro.