Il Ministero dell’Ambiente invita i cittadini e le istituzioni, il mondo della ricerca, le associazioni e tutti i portatori d’interesse a confrontarsi con il testo del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici in vista dell’elaborazione finale del documento. Dall’entrata in vigore della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (1994), che attribuiva un ruolo prioritario ai meccanismi di riduzione dei gas serra (mitigazione), l’importanza delle misure di adattamento è cresciuta sempre più, anche in considerazione del fatto che dovremo affrontare gli impatti dei cambiamenti climatici per i prossimi decenni, pur nell’ipotesi teorica che le emissioni antropiche di gas serra possano essere azzerate. Diversi Paesi europei hanno già definito strategie, programmi e piani di adattamento ai cambiamenti climatici per di assicurare ai propri territori un futuro sviluppo sostenibile, evitando di pagare un prezzo troppo alto in termini di danni ambientali, perdita di vite umane e costi economici.
“Il Piano di adattamento – ha detto il ministro Gian Luca Galletti – è uno strumento strategico irrinunciabile per un Paese come l’Italia che vede ogni giorno gli effetti dei mutamenti climatici. Adattare per tempo il nostro territorio non significa solo scongiurare costi umani e naturali molto pesanti, ma anche renderlo più resiliente e competitivo sotto il profilo economico. Per questo occorre integrarlo coerentemente con le altre strategie in campo: dalla Sen alla Strategia per lo sviluppo sostenibile, da quella sull’economia circolare al Piano clima-energia”. Elaborato dal centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici, il Piano contiene un quadro aggiornato delle tendenze climatiche in atto a livello nazionale e sugli scenari climatici futuri, individuando possibili azioni di adattamento e relativi strumenti di monitoraggio e valutazione dell’efficacia. Il testo analizza gli impatti e le vulnerabilità territoriali, mettendo in evidenza quali aree e settori siano maggiormente a rischio. Attraverso diversi indicatori, vengono definite le macro-regioni climatiche e le cosiddette aree climatiche omogenee: le prime vivono e hanno vissuto condizioni climatiche simili, le seconde sono caratterizzate dalla stessa condizione climatica e da una medesima proiezione di anomalia futura. L’avvio della consultazione segue, in ordine di tempo, la prima raccolta di indicazioni sulla percezione degli impatti, delle vulnerabilità e sulle azioni di intervento già realizzate in passato.