Il testo in esame, propone di definire i soggetti che possono operare nel settore funebre, riorganizzare la tipologia di operatori privati, riordinare il sistema cimiteriale e combattere l’evasione fiscale.
Un intervento si rende necessario, perché in d’Italia l’attività funebre e cimiteriale è divenuta sempre più spesso oggetto di indagini di organi di polizia o della magistratura, a causa di reati o di raggiri messi in atto da operatori sanitari o da imprese funebri ai danni delle famiglie.
Tra gli articoli spicca l’art. 21 che affronta il tema del trattamento fiscale delle spese funebri e cimiteriali.
Il provvedimento, in sostanza, introduce nuove forme di tassazione, tanto da aver spinto più fronti a parlare di una vera e propria ‘tassa sulla morte’. Le spese funebri, attualmente esenti, sarebbero assoggettabili a Iva con aliquota del 10% ed elevamento della soglia di detrazione dall’Irpef, compensata dalla previsione di forme assicurative specifiche riguardanti l’ambito funebre e dall’estensione della cifra detraibile sulle spese funebri per il 50%.
Per coprire gli oneri per la vigilanza e il controllo circa l’osservanza delle norme per le attività funebri nel proprio territorio, si prevede poi un contributo fisso per ogni funerale e per ogni operazione cimiteriale a pagamento, pari a 30 euro, stimati ogni anno in base al tasso di rivalutazione monetaria rispetto all’anno precedente. Le imprese funebri saranno sottoposte a onerosi requisiti per rimanere sul mercato.
Inoltre, ai comuni sarà imposto di destinare una quota, non inferiore al 20%, del gettito annuale della Tasi in presenza sul territorio di un cimitero con caratteristiche monumentali. Il rischio è che un eventuale aumento di tassazione, per mantenere in equilibrio i bilanci comunali, arrivi a toccare i contribuenti.