Un salto di qualità nella lotta all’immigrazione clandestina è avvenuto ieri a Roma con la firma di un importante memorandum fra le due sponde del Mediterraneo. “C’è tutto l’impegno possibile dell’Italia a sostegno della Libia nel contrasto al traffico di essere umani, di cui entrambi i nostri Paesi sono vittime”. Lo ha dichiarato Paolo Gentiloni, in occasione della firma a palazzo Chigi del protocollo d’intesa con il presidente libico Sarraj. “L’Italia ha lavorato per contribuire alla stabilità e alla rinascita della Libia – ha spiegato il premier – Lo ha fatto con impegni concreti anche negli ultimi mesi, come la presenza di un nostro ospedale militare nella zona di Misurata e la recente riapertura della nostra ambasciata a Tripoli”. Gentiloni ha sottolineato: “E’ un nostro dovere di un Paese vicino, e come Paese enormemente interessato allo sviluppo e alla stabilità della Libia. Serve l’impegno economico dell’Italia, ma anche quello dell’Unione europea, perché il rilancio e la rinascita della Libia devono andare di pari passo con il contrasto al traffico di esseri umani”.
“L’intesa che abbiamo raggiunto oggi consente di proteggere i nostri confini meridionali, che sono permeabili”. Gli ha fatto eco il premier libico, Fayez al-Serraj, durante una conferenza. “Dai confini meridionali della Libia passano grandi numeri d’immigrati clandestini, ha aggiunto Serraj, spiegando inoltre che “questo memorandum insiste sugli aiuti alla guardia costiera e sugli aiuti umanitari agli immigrati, perché possano essere rimpatriati in modo umanitario. Abbiamo un dovere etico nei confronti di queste vittime, ma abbiamo anche punti saldi per il bene dei nostri cittadini libici”. Definendo “molto fruttuoso” l’incontro con Gentiloni, Serraj ha precisato che il memorandum “traccia programmi e modalità per la lotta” ai traffici di esseri umani, che sono “un crimine contro l’umanità, e mira a proteggere la vita degli immigrati e a rimpatriarli secondo le norme internazionali”. Rivolgendosi poi ai suoi concittadini, ha poi promesso che “mai e poi mai faremo un accordo che possa intaccare la sovranità della Libia o che crei il presupposto per una stabilizzazione degli immigrati in Libia, che è un paese di transito, non di origine”.
Venendo ai contenuti dell’intesa, l’articolo 2 del testo prevede “sostegno alle organizzazioni internazionali presenti e che operano in Libia nel campo delle migrazioni a proseguire gli sforzi mirati anche al rientro dei migranti nei propri paesi d’origine, compreso il rientro volontario”. Mentre l’art.1 precisa che la parte italiana fornisce sostegno e finanziamento a programmi di crescita nelle regioni colpite dal fenomeno dell’immigrazione illegale, in settori diversi , quali le energie rinnovabili, le infrastrutture, la sanità, i trasporti, lo sviluppo delle risorse umane, l’insegnamento, la formazione del personale e la ricerca scientifica. Inoltre, la parte italiana s’impegna a fornire supporto tecnico e tecnologico agli organismi libici incaricati della lotta contro l’immigrazione clandestina, e che sono rappresentati dalla guardia di frontiera e dalla guardia costiera del Ministero della Difesa, e dagli organi e dipartimenti competenti presso il Ministero dell’Interno. Previsto inoltre, nel Memorandum, l’avvio “di programmi di sviluppo, attraverso iniziative di job creation adeguate, nelle regioni libiche colpite dai fenomeni dell’immigrazione illegale, traffico di esser i umani e contrabbando, in funzione di ‘sostituzione del reddito'”. Al fine di conseguire gli obiettivi del Memorandum, inoltre, “le parti si impegnano a istituire un comitato misto composto da un numero di membri uguale tra le parti, per individuare le priorità d’azione, identificare strumenti di finanziamento, attuazione e monitoraggio degli impegni assunti”.