Si preannuncia una stagione di muri e di barriere che cingeranno le regioni del mondo rallentando l’avanzata della globalizzazione. L’evento simbolo di questa nuova era sarà indubbiamente la costruzione del muro fra Stati Uniti e Messico, voluto dal presidente Trump. L’ordine esecutivo è di questi giorni, mentre clamore e proteste si levano ai quattro angoli del pianeta. Non ultima quella del Sindaco di Berlino, Michael Mueller, che ha lanciato un accorato appello all’inquilino della Casa Bianca affinchè desista da questo “scellerato” proposito. “Non costruire quel muro – ha implorato, sottolineando che la sua città, divisa proprio da una famigerata barriera di cemento e pietre dal 1961 al 1989, è stata simbolo dell’oppressione della Cortina di Ferro – Noi berlinesi sappiamo bene quanta sofferenza è stata causata dalla divisione di un intero continente ottenuta con filo spinato e cemento”. E ha aggiunto: “Non possiamo accettare che la nostra esperienza storica venga ignorato da coloro ai quali dobbiamo per gran parte la riconquista della nostra libertà. Gli americani. Il Muro – ha concluso – distruggerebbe la vita di milioni di persone”.
Considerazioni serie, quelle del Sindaco Mueller, ispirate al principio sacrosanto della “società aperta” di popperiana memoria, ma che devono essere contemperate con altre considerazioni e valutazioni attinenti ai processi materiali in atto in diverse aree geopolitiche mondiali, sempre più sconvolte da flussi migratori di proporzioni bibliche. Nel caso di specie, ad esempio, non bisogna trascurare i seguenti fattori:
– attraverso il confine fra Messico e Usa, lungo oltre 3000 km, sono passati negli anni circa 11 milioni di clandestini;
– il traffico dei migranti è gestito dai cartelli della droga che hanno colonizzato con cellule agguerrite diverse città americane;
– numerose gang si sono trasferite e hanno messo radici in territorio yankee, causando gravi problemi di ordine pubblico nei maggiori centri urbani (una per tutte, la salvadoregna Maratrucha 13);
– il Messico è una repubblica federale democratica soltanto in apparenza, in realtà si tratta di una narcocrazia sanguinaria che gestisce il potere reale corrompendo tutte le istituzioni del Paese;
– il Messico è sconvolto da una guerra civile strisciante che in circa 10 anni ha causato oltre 100mila vittime, simbolo di questa deriva sono i Los Zetas, ex membri delle truppe speciali, poi passati al servizio del cartello del Golfo come feroce ala militare.
Chiunque avversi giustamente la costruzione di muri – in quanto ostacoli (in genere inefficaci ) frapposti all’avvento della “cittadinanza universale”, ossia al diritto legittimo di ciascun individuo di decidere dove e come vivere, in quale luogo “appendere il cappello” – deve anche assumersi l’onere e la responsabilità di governare/contrastare fenomeni come quelli suindicati. L’accoglienza incontrollata e sregolata delle moltitudini in marcia verso un futuro migliore lungo le strade del mondo non può che generare contraddizioni e conflitti insanabili, destabilizzando alla radice l’assetto delle società democratiche e innescando reazioni tanto irrazionali quanto autoritarie.