Dalle rinnovabili alla riqualificazione degli edifici privati e pubblici, dal riciclo alla rigenerazione urbana, fino alla mobilità urbana sostenibile e all’agricoltura ecologica. E’ il ”Piano quinquennale” d’investimenti green in 10 capitoli per un significativo passo in avanti nella transizione dell’Italia verso l’economia sostenibile, aiutando la ripresa e creando nuova occupazione che in 5 anni potrebbe raggiungere i 2,2 milioni di posti di lavoro (3,3 con l’indotto).
La Relazione sullo stato della green economy 2018, documento introduttivo degli Stati generali è stato presentato a Rimini per inaugurare la due giorni verde (6-7 novembre), organizzata dal Consiglio nazionale della green economy, formato da 66 organizzazioni d’impresa, in collaborazione con il Ministero dell’ambiente e il supporto tecnico della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile nell’ambito di Ecomondo.
Il pacchetto delle 10 misure green su cui indirizzare gli investimenti va da un raddoppio delle fonti rinnovabili ad azioni di riqualificazione profonda degli edifici privati e pubblici, dal conseguimento dei nuovi target europei di riciclo dei rifiuti alla realizzazione di un grande programma di rigenerazione urbana, dal raddoppio degli investimenti nell’eco-innovazione alle misure per la mobilità urbana sostenibile e l’agricoltura ecologica e di qualità, dalla riqualificazione del sistema idrico nazionale al rafforzamento della prevenzione del rischio idrogeologico, fino al completamento delle bonifiche dei siti contaminati.
L’insieme di queste misure, che richiederebbero in media tra 7 e 8 miliardi di investimenti pubblici per i prossimi cinque anni, attiverebbe 21,4 miliardi d’investimenti privati annui, generando un valore di produzione di 74 miliardi e in media 440mila nuovi posti di lavoro green ogni anno che, tenendo conto dell’indotto, arriverebbero a oltre 660mila. L’impatto occupazionale è stato anche ripartito fra le 10 misure di green economy. I settori a più alto coefficiente occupazionale, considerando i 5 anni, sono le fonti rinnovabili con il 32% del totale degli occupati nei 5 anni (circa 702.000 posti di lavoro diretti e indiretti), seguiti dall’agricoltura biologica e di qualità con il 18% del totale degli occupati (circa 393.000 posti di lavoro, in questo caso solo diretti, nei 5 anni); la rigenerazione urbana con il 12% (circa 255.000); l’efficientamento degli edifici con il 9% (oltre 197.000); la riqualificazione del sistema idrico con l’8% (circa 178.000); la bonifica dei siti contaminati con il 5% (circa 117.000 occupati) e a seguire il settore rifiuti per passare dall’economia lineare a quella circolare con il 5%; la mobilità sostenibile e l’eco-innovazione, entrambe con il 2%, e infine la prevenzione del rischio idrogeologico con lo 0,7% degli occupati.
“L’Italia non è all’anno zero in green economy – sottolinea Sergio Costa, Ministro dell’ambiente – Investire in green economy significa fare economia circolare, e l’economia circolare deve sostituire l’economia lineare perché le risorse non sono illimitate. Nella Finanziaria abbiamo inserito misure per facilitare questo processo”.
“I vantaggi economici di questi investimenti green sono molteplici – avverte Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo sostenibile – il primo riguarda i costi evitati dell’inquinamento e di altri impatti ambientali; il secondo la capacità di queste scelte green di attivare, con investimenti pubblici, effetti moltiplicatori anche in quelli privati; il terzo vantaggio sta nella capacità di utilizzare e promuovere innovazione, diffusione di buone pratiche e buone tecniche”.