“Non vorrei ci fossero equivoci. Sono profondamente convinto che il grado di civiltà di un Paese si misuri soprattutto attraverso due indicatori: il rapporto uomo-donna e quello tra politica e religione, o se preferisce tra Stato e Chiesa. Ebbene, su questi due punti la nostra linea è e sarà una sola: i nostri valori vanno a tutti i costi assimilati”. Questa la ferma dichiarazione del Ministro dell’interno, Marco Minniti, resa nell’ambito di un’intervista rilasciata a tre quotidiani nazionali (Il Giorno, La Nazione, Il Resto del Carlino). “Chi ritiene che la donna debba essere succube dell’uomo e la legge dello Stato succube della legge di Dio (la sharia) si pone automaticamente fuori dalla nostra civiltà giuridica. Esistono valori non negoziabili, e su questi abbiamo il dovere di non arretrare”, prosegue il titolare del Viminale chiarendo con netta determinazione che, “nei casi estremi, a chi si ponga
fuori dalla nostra civiltà venga applicata con scrupolo la legge fino a togliere la patria potestà, come è accaduto a quei genitori pakistani che a Bologna hanno rapato a zero la figlia perché considerata troppo ‘occidentalizzata’. Ma credo che l’integrazione non possa essere imposta per legge – ha poi aggiunto – Se forzassimo la mano sul credo religioso otterremmo risultati opposti a quelli desiderati. La strada è quella della condivisione, della corresponsabilizzazione”. Concludendo il proprio ragionamento, il Ministro ha ricordato anche che l’obiettivo del Governo è “passare dal Patto (siglato lo scorso febbraio con l’Islam italiano, ndr) all’Intesa. E ciò presuppone che a rappresentare i musulmani d’Italia sia un unico interlocutore. Non so se ci rendiamo conto della portata rivoluzionaria di un simile cambiamento”.