Nel momento più buio per l’italia, piegata dal virus e dal lockdown, a partire da quale si cerca il rilancio e la riscossa, gli enti locali si confermano tessuto connettivo fondamentale della nazione, in particolare la rete dei piccoli Comuni. Ecco perché quest’anno lo slogan della festa dei piccoli Comuni, che dal 2004 si celebra il 2 giugno, lo stesso giorno della festa della Repubblica, è appunto “Riconnettiamo il Paese”. Evento, promosso da Legambiente con Uncem e Symbola, che oggi assume dunque un significato e un valore particolari. Del resto, ci sono numeri e fatti a testimoniarlo, non la retorica. Diamogli un’occhiata. Il 92% dei prodotti enogastronomici tipici italiani ha il suo domicilio in piccoli Comuni, mentre i servizi ecosistemici (che secondo stime attendibili valgono 93 miliardi di euro l’anno, quasi il 5% del PIL) presentano in questi enti densità più alte: 3.500 euro l’ettaro contro una media di 3.000.
C’è poi la politica dei cammini: quasi due terzi dei Comuni interessati da questa politica sono di piccole dimensioni. La densità imprenditoriale nei piccoli centri è, inoltre, di 10,4 imprese per 100 residenti contro una media del Paese di 8,5. Non mancano, tuttavia, alcune carenze strutturali nel settore dei servizi. In particolare, la penalizzazione dei piccoli Comuni nella diffusione della Banda ultralarga si presenta in proporzioni davvero gravi al 2018: con il 17,4% delle utenze servite contro una media nazionale del 66,9. Sul fronte dei livelli d’istruzione, poi, si contano appena 7,1 laureati per 100 abitanti contro una media nazionale del 10,8, peraltro assolutamente insoddisfacente rispetto ai livelli dei paesi Ocse. Luci e ombre, quindi, che segnano una rete complessiva di 5.552 enti (con meno di 5mila abitanti), il 69,7% del totale dei 7.960 Comuni italiani. Una rete territoriale, in altre parole, che offre numerose esperienze d’innovazione dalle quale ripartire verso un futuro di benessere e di sostenibilità, capace di disegnare un argine allo storico abbandono, invecchiamento e spopolamento dei piccoli centri. Considerando che in questi luoghi si conterà al 2030 un anziano ogni tre persone e tre anziani per ogni bambino, ma anche una casa vuota ogni due occupate: solo il 15% di quelle disponibili ospiterebbero 300mila abitanti, e le opere di adeguamento edilizie potrebbero valere 2 miliardi di euro nella rigenerazione e decine di migliaia di nuovi addetti. Inoltre, utilizzando un quarto delle superfici coltivate abbandonate negli ultimi 20 anni, avremmo 125 mila nuove aziende agricole di 12 ettari ciascuna, assecondando un già marcato ritorno all’agricoltura di eccellenza italiana.