Presidente, due giorni fa abbiamo assistito alle polemiche seguite alla trasmissione Report di Rai 3 sul vaccino Hpv. Tutto ciò accade proprio mentre medici e scienziati di ogni parte del mondo e mentre le istituzioni internazionali e nazionali sono impegnate in una campagna mediatica a favore della salute pubblica per controbattere paura e ignoranza. Qual è il ruolo delle Aziende sanitarie e dei Comuni in questo contesto?
La scienza non è soggetta a opinione. E’ un fatto. Il vaccino contro il Papillomavirus è il primo vaccino contro il cancro che l’uomo è riuscito a produrre. Un vaccino sicuro e di grande efficacia per salvare la vita di milioni di donne. Sia le Aziende sanitarie che i Comuni sono i primi interlocutori sul territorio per i cittadini, quindi i primi chiamati a fare educazione corretta in nome della prevenzione. Tocca a loro, insieme ai medici di medicina generale e ai presidi territoriali, intraprendere azioni di divulgazione delle informazioni cliniche e anche scientifiche per favorire la consapevolezza dei pazienti.
L’allarme lanciato a fine marzo dall’Organizzazione mondiale della sanità sull’aumento del rischio di epidemie di morbillo in Italia preoccupa molto i neonatologi. Stiamo assistendo a una recrudescenza di malattie prevenibili ed eradicabili dai vaccini. Secondo lei, le motivazioni sono da ricercare nelle paure immotivate generate dalle scorrette informazioni che spingono i cittadini verso scelte pericolose per la propria salute e, quindi, per tutta la comunità? O c’è una corresponsabilità degli operatori sanitari?
La decisione di non vaccinare i bambini o la vaccinazione selettiva esercitata da un numero crescente di genitori, e la conseguente recrudescenza di alcune malattie ormai debellate, vanificano gli sforzi di diminuire la mortalità e le patologie dei neonati, esponendoli a un forte rischio di salute personale, da un lato, e sociale, dall’altro. Dall’inizio del 2017 l’Italia ha registrato un forte aumento dei casi di morbillo, con oltre mille persone contagiate. Ma non c’è solo questo. In un tale contesto gli operatori sanitari hanno una responsabilità determinante nelle scelte della popolazione. Un buon rapporto tra medico/operatore sanitario e paziente, basato soprattutto sulla fiducia e l’empatia può, al pari di una buona medicina, combattere paure e dubbi. Spesso la mancanza di un medico di riferimento che garantisca continuità assistenziale rende il paziente più ansioso e insicuro, lasciandolo spesso da solo a decidere la direzione da prendere. Questo non deve accadere.
Qual è l’auspicio quindi rispetto alla promozione di politiche di prevenzione?
Per superare le paure e i dubbi, ad esempio basta leggere i rapporti sulla sorveglianza dei vaccini dell’AIFA, gratuitamente e pubblicamente scaricabili. Sul fronte del territorio, invece, bisogna lavorare sulla prevenzione, ricostruendo il rapporto di fiducia tra servizio sanitario e cittadini-pazienti, responsabilizzando i genitori e includendo, attraverso la collaborazione di Aziende sanitarie e Comuni, anche le minoranze più emarginate e disagiate delle comunità