Smart city: un tema che ha visto crescere esponenzialmente la propria popolarità negli ultimi anni, incarnando l’ideale città del futuro. L’Europa e l’Italia in particolare, però, non sono fatte soltanto di grandi e medi centri urbani: i borghi e i piccoli paesi che costellano il territorio rappresentano una sfida forse ancora più grande dal punto di vista della gestione sostenibile e della qualità della vita.
Sono le aree a maggiore rischio di abbandono; anche qui è necessaria una profonda trasformazione. Da questa esigenza sono nate le prime esperienze di “smart villages”, sperimentando modelli di sviluppo sostenibili e “intelligenti” applicati alle aree rurali.
Sviluppo di modelli di business e condivisione dei dati per le aree rurali, progetti pilota per migliorare la logistica per borghi e cittadine, uso del programma di ricerca Horizon 2020 per favorire il ‘rinascimento rurale’: sono solo alcune delle iniziative messe in campo dalla Commissione europea nell’ambito dell’azione per i ‘borghi intelligenti’ (smart villages).
Le azioni, alcune delle quali partiranno nel 2018, sono illustrate in un documento che riassume l’approccio dell’Esecutivo per aumentare la qualità della vita nelle aree rurali. I programmi sono finanziati attraverso il fondo per lo sviluppo rurale, quello per la ricerca, e il fondo per le politiche regionali e le infrastrutture.
È proprio in queste zone, forse ancor più che nei grandi centri urbani, che la tecnologia può giocare un ruolo determinante, cambiando il futuro dei piccoli borghi e aiutando a combattere le principali cause dello spopolamento, come l’assenza di servizi e la disoccupazione.