Durante l’estate appena trascorsa (da giugno a settembre) il traffico aereo internazionale dello scalo di Napoli Capodichino ha raggiunto circa 2,7 milioni di passeggeri, con un incremento del 24% rispetto alla già ottima estate del 2016. Il sistema aeroportuale del Sud-est della Sicilia (Catania e Comiso) è cresciuto del 19%, arrivando a 1,6 milioni di passeggeri. Ma non sono solo le due maggiori «porte» della Campania e della Sicilia a registrare un traffico internazionale in crescita. Gli aeroporti pugliesi (Bari e Brindisi), l’aeroporto di Olbia e quelli della Sicilia occidentale (Palermo e Trapani) si attestano intorno al milione di passeggeri internazionali e registrano incrementi annui rispettivamente del 17%, del 14% e del 12%. Da segnalare poi l’exploit dell’aeroporto di Cagliari, che ha registrato un balzo record del 42% con i 530.000 passeggeri internazionali del periodo estivo.
Il sistema aeroportuale del Sud-est Sicilia, quello che è cresciuto di più, ha visto più che raddoppiare i passeggeri internazionali dal 2012 al 2017 (+114%). In base all’andamento dei primi 9 mesi di quest’anno si può stimare per il 2017 un incremento complessivo del traffico internazionale, rispetto al 2016, di un milione di passeggeri a Napoli Capodichino, di 500.000 nel sistema aeroportuale del Sud-est Sicilia, di 300.000 negli scali pugliesi (Bari e Brindisi) e di 200.000 in quelli della Sicilia occidentale (Palermo e Trapani).
I dati rilevati dal Censis dimostrano il crescente apprezzamento dei turisti stranieri per la straordinaria combinazione che le nostre regioni del Sud offrono, tra mare, patrimonio storico-artistico, tradizioni culturali ed enogastronomiche. Ma dietro il boom c’è anche un contesto internazionale caratterizzato da instabilità geopolitica e rischio di terrorismo, fattori che hanno colpito il turismo di alcune importanti destinazioni concorrenti, come la Turchia e l’Egitto. Anche per questo sarebbe sbagliato adagiarsi sui numeri di una stagione straordinaria. Per la Sicilia, che ha appena rinnovato il governo regionale, come per le altre aree a vocazione turistica del Sud, bisogna invece consolidare il successo agendo sui limiti di fondo che, non da oggi, penalizzano l’organizzazione territoriale. Perché, varcata la soglia dell’aeroporto, spesso il turista che giunge al Sud si trova alle prese non solo con una grave carenza di moderne infrastrutture di collegamento, ma anche con un’offerta di servizi in cui non mancano le eccellenze, sebbene complessivamente frammentata e poco accessibile. Il risultato è una fruizione faticosa del territorio, che garantisce una scoperta solo parziale delle sue straordinarie bellezze.