Si è appena conclusa la riunione ministeriale del G20 dedicata all’economia digitale. Il commissario responsabile per l’Economia e la società digitali, Mariya Gabriel, sollecita il monitoraggio della performance europea e l’evoluzione della competitività degli Stati membri. Alla domanda su quale sia l’indice di digitalizzazione dell’economia delle diverse società ha provato a rispondere facendo il punto, il vertice del G20 che si è tenuto il 26 e il 27 agosto in Argentina. A conclusione dei lavori è stata adottata una dichiarazione sulle principali sfide derivanti dall’entrata del digitale nella vita economica e sociale dei Paesi membri. L’innovazione digitale ha infatti la capacità di trasformare interi settori della vita economica in maniera radicale proiettandoli in una dimensione nuova nella quale vediamo grandi opportunità, ma anche criticità da affrontare con attenzione sul versante regolamentare.
La dichiarazione si sofferma, in particolare, sui temi dell’agenda digitale, della necessità di rendere le piccole e medie imprese protagoniste della rivoluzione digitale, del digital-gender gap e del futuro del lavoro posto di fronte alla sfida delle tecnologie. La delegazione italiana ha contribuito, in accordo con gli altri Paesi europei rappresentati, al raggiungimento di una dichiarazione condivisa. sottolineando come sia importante garantire un accesso universale alla rete Internet quale precondizione per l’esercizio dei diritti di cittadinanza digitale. Un’attenzione particolare è stata altresì dedicata alle tecnologie emergenti, Intelligenza Artificiale e Blockchain tra tutte, che pongono questioni etiche e regolatorie da affrontare a livello internazionale considerando la natura globale delle stesse.
“È’ di vitale importanza per il nostro Paese investire sull’innovazione e sulla tecnologia – ha detto in un recente intervento il titolare del Mise, Luigi Di Maio – Nel futuro le infrastrutture di rete e di telecomunicazioni saranno sempre più rilevanti per essere interconnessi con tutto il mondo. Abbiamo assoluta urgenza di costruire le nostre autostrade digitali, la nostra alta velocità digitale. Nel dopoguerra grazie a pesanti investimenti nelle infrastrutture con la costruzione di autostrade, raccordi, metanodotti e ferrovie si posero le basi di quello che sarebbe stato chiamato il Miracolo Economico. Noi oggi vogliamo invertire la tendenza investendo tutte le risorse disponibili sulle tecnologie del domani: banda ultra larga, 5G, blockchain, intelligenza artificiale, quantum computing, per creare l’infrastruttura digitale che sia la base per un nuovo miracolo economico. Il nostro Paese è indietro sul digitale, sull’offerta di servizi e anche seppur con differenze tra zona e zona, sulla penetrazione della banda larga. Siamo in coda a tutte le classifiche europee soprattutto con riferimento ai servizi e alle competenze digitali. Non a causa di una guerra, ma a causa di scelte politiche sbagliate e non lungimiranti, dove coloro che avrebbero dovuto operare nel segno di una visione di lungo periodo hanno invece agito coltivandosi il proprio orticello. Vogliamo invertire questa tendenza, mettere l’Italia al passo con il resto d’Europa e del mondo e diventare un’eccellenza anche in questo campo”.
Dall’agroalimentare al turismo, dalle banche e servizi finanziari fino a quelli per la mobilità, nessun settore economico dovrà essere escluso dalla rivoluzione digitale, nel pieno rispetto dei diritti di tutti i soggetti interessati a partire dai cittadini. Per quanto riguarda poste e telecomunicazioni, ad esempio, nel prossimo bilancio a lungo termine dell’Ue (periodo 2021-2027) la Commissione europea ha intenzione di dedicare 9,2 miliardi di euro al programma Europa Digitale concentrando le risorse in cinque diversi settori: “Supercomputer” per i quali sono previsti 2,7 miliardi volti a finanziare progetti di sviluppo e al rafforzamento delle capacità di supercalcolo; “Intelligenza artificiale” per la quale verranno stanziati 2,5 mld tesi alla diffusione dell’intelligenza artificiale nell’economia e nella società europee; “Cybersicurezza e fiducia” che prevede 2 miliardi da investire nella salvaguardia dell’economia digitale, della società e delle democrazie dell’Ue; “Competenze digitali” che prevede uno sforzo di 700 milioni di euro per dare la possibilità ai lavoratori di acquisire maggiori competenze digitali con corsi di formazione a breve e lungo termine anche attraverso tirocini in seno alle proprie attività; “Garantire un vasto uso delle tecnologie digitali nell’economia e nella società”, un ambito che prevede 1,3 miliardi di euro per la trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione e dei servizi pubblici a livello europeo, facilitando inoltre l’accesso delle imprese, soprattutto delle Pmi, alla tecnologia e al know-how.