L’Unione europea scende in campo contro le auto diesel per combattere più efficacemente lo smog nelle città. Nel frattempo, anche il mercato si sta orientando in tal senso. Fino a poco tempo fa era leader delle vendite nel Vecchio Continente, ora il diesel ha perso “appeal”, travolto dallo scandalo dei dispositivi truccati per aggirare i test sulle emissioni di gas nocivi. Peraltro, i motori a gasolio sono fra i maggiori inquinatori delle nostre città e molti Governi hanno deciso anche per questo di tagliare gli incentivi. Si è perciò rafforzato il fronte “green”, che spinge per aumentare le auto elettriche, ibride, a gpl e metano, che hanno più a cuore l’ambiente e la salute delle persone, visto che soprattutto gli ossidi d’azoto, emessi principalmente dai diesel, sono fra le cause del riscaldamento globale e fra i maggiori inquinanti che provocano malattie e morti.
Molte amministrazioni locali combattono lo smog con blocchi del traffico e cominciano ad annunciare lo stop più o meno imminente ai motori diesel. Nell’ottobre scorso il Sindaco di Milano Beppe Sala (che ha già detto addio ai bus diesel e vieterà dal prossimo autunno l’ingresso in città ai veicoli euro 3 diesel e dal 2020 ai diesel euro 4), con altri 11 Sindaci del network anti-smog C40, tra cui Parigi, Londra, Barcellona e Los Angeles, ha firmato un patto per trasformare una parte delle loro città a zero emissioni, senza energie fossili. Centri urbani in cui i motori a scoppio, come il diesel, saranno banditi dalla circolazione entro il 2030. Dello stesso orientamento anche il Sindaco Virginia Raggi, che ha recentemente annunciato che il centro storico di Roma sarà free diesel zone entro il 2020. Il no al diesel è stato annunciato anche da Norvegia e India, mentre negli Usa le auto a gasolio sono meno dell’1% del totale. La Cina stessa punta entro il 2025 a raggiungere almeno un quinto delle vendite di nuove auto “green”.
Quanto alle auto elettriche, il traguardo di una loro maggiore diffusione è lontano almeno una decina d’anni, per i motori ibridi sempre più efficienti i tempi potrebbero essere più brevi. Si stima che dal 2030 in Europa il 17% delle auto sarà totalmente elettrico e il 33% ibrido, mentre si auspica una diffusione della distribuzione del metano. Qui, però, emergono le prime note dolenti. L’Italia “è in ritardo su tutti gli aspetti della mobilità elettrica” e dovrebbe valutare attentamente se la “scelta del gas naturale per i veicoli possa essere efficace” in termini di riduzione delle emissioni inquinanti e di sostenibilità economica. Sono le considerazioni sviluppate dalla piattaforma europea Electromobility, che unisce associazioni e industria per promuovere il passaggio a tutte le forme di trasporto elettrico.
L’organizzazione ha presentato i risultati del suo studio all’Europarlamento, alla presenza della commissaria Ue ai trasporti, Violeta Bulc. Secondo il rapporto, contrariamente alla diffusa credenza secondo cui i potenziali acquirenti di veicoli elettrici sono scoraggiati dalla mancanza d’impianti di ricarica sul territorio, il loro numero sarebbe invece più che sufficienti per la quantità di auto elettriche in circolazione nel 2017. E continueranno a esserlo almeno fino al 2020, se saranno mantenuti gli impegni di diversi governi Ue a sviluppare infrastrutture di ricarica nazionali. I Paesi che danno priorità al trasporto elettrico sono essenzialmente nord-europei, mentre l’Italia guarda al gas e altri Paesi mediterranei come la Spagna non hanno ancora una strategia ad hoc.