In Italia il 48% dei minori tra i 6 e i 17 anni non ha letto neppure un libro, se non quelli scolastici
Molti giovanissimi in età scolare non sono interessati alla lettura tanto che, ad eccezione dei testi scolastici, non hanno letto alcun libro negli ultimi tre anni. Il 69%, non ha mai visitato un sito archeologico ed il 55% neppure un museo, mentre il 46% dei ragazzi tra i 6 e i 17 anni non svolge nessuna attività sportiva. Questo è il quadro che emerge dal report “Liberare i bambini dalla povertà educativa: a che punto siamo?” appena presentato a Roma alla conferenza di rilancio della Campagna “Illuminiamo il Futuro”. L’analisi di Save the Children conferma il legame tra marginalità e povertà educativa. Nel nostro Paese Sicilia e Campania sono le regioni che, secondo la ricerca, detengono il primato più alto rispetto alla mancanza di servizi e opportunità formative che consentano ai giovanissimi di apprendere, sperimentare, sviluppare talenti e aspirazioni. Subito dopo troviamo la Calabria e la Puglia.
La Lombardia, l’Emilia Romagna ed il Friuli Venezia Giulia sono invece le aree regionali più vivaci per offerta formativa extra curriculare per minori. Esigua l’offerta dei servizi all’infanzia in molte regioni italiane e significativa l’assenza del tempo pieno (non presente nel 68% delle scuole primarie e all’80% delle secondarie di primo grado). Insufficiente l’offerta delle mense scolastiche, disponibile solo per il 52% degli alunni. Stando ai dati, il 59% degli studenti frequenta scuole dotate di infrastrutture non all’altezza delle richieste e a risentirne per primi sono i risultati ottenuti dai ragazzi, dove quasi il 20% dei quindicenni non raggiunge la soglia minima di competenze in lettura e il 25% in matematica, con un tasso di dispersione scolastica che si attesta al 15% (leggermente migliorato negli ultimi anni, ma ancora lontano dalla soglia massima del 10% fissata dall’Ue per il 2020). “I bambini che vivono in condizioni di forte deprivazione economica sono i più esposti alla povertà educativa, che colpisce spesso già dai primi anni di vita, determinando un ritardo nell’apprendimento e nella crescita personale ed emotiva che difficilmente potrà essere colmato crescendo – ha detto il direttore generale di Save the Children, Valerio Neri”.