Per scongiurare la rivolta degli automi contro gli umani – circostanza dai risvolti sinistri e dalle conseguenze drammatiche, che ha ispirato tanti romanzi di fantascienza (chi può dimenticare le tre leggi della robotica di Asimov?) – i ricercatori del Massachussets Institute of Technology (Mit) e dell’universita di Boston hanno escogitato una soluzione in grado di fugare le minacce potenziali che potrebbero derivare da un sistema delle macchine impazzito e fuori controllo: i robot saranno controllati direttamente dall’uomo con il semplice pensiero affinchè imparino più velocemente a eseguire azioni specifiche proprio come farebbe l’uomo stesso. I dettagli sono descritti in uno studio che verrà presentato nella Conferenza internazionale su robotica e automazione (Icra), prevista in maggio a Singapore. In altre parole, la via intrapresa dalla ricerca punta a far diventare il robot una sorta di ‘protesi’ naturale dell’uomo, capace di fare qualsiasi cosa il suo ‘controllore umano’ stia pensando, anzichè insegnare ai robot il linguaggio degli uomini o dare comandi espliciti per compiti specifici. Come è stato raggiunto questo risultato? Gli scienziati guidati da Andres F. Salazar-Gomez hanno sviluppato un sistema che consente agli umani di correggere istantaneamente gli errori del robot semplicemente mediante i segnali cerebrali. I test sono stati eseguiti usando il robot umanoide chiamato Baxter. A differenza di esperimenti precedenti, dove alle persone veniva insegnato a pensare in modo riconoscibile dal computer, ora i ricercatori si sono concentrati sui segnali cerebrali generati quando il cervello nota un errore, indicati con la sigla ErrP. Il robot li recepisce e rettifica il suo comportamento. ”Quando si guarda il robot, l’unica cosa da fare è essere mentalmente d’accordo o disaccordo con quello che sta per fare – spiega Daniela Rus, direttore del laboratorio di Intelligenza Artificiale del Mit, e aggiunge – Questi segnali di errore sono però molto vaghi e quindi il sistema deve essere ben ‘sintonizzato’ per classificarli correttamente nel circuito di controllo”. Ma non basta. Per rendere il processo ancora più accurato ed efficiente, i ricercatori hanno cercato di rilevare anche gli ‘errori secondari’, che si verificano quando il sistema non nota la correzione umana originale. Se il robot non è sicuro della sua decisione, può stimolare la risposta dell’uomo per ottenere un ulteriore riscontro.