Nell’ambito della legislazione contro la mafia le misure riguardanti il sequestro dei beni delle organizzazioni mafiose rivestono una notevolissima importanza perché finalizzate a colpire il patrimonio accumulato illecitamente dalle organizzazioni criminali. Non si vuole tanto colpire il soggetto socialmente pericoloso quanto sottrarre i beni di origine illecita dal circuito economico dell’organizzazione criminale.
La legge 109/96 prevede che gli immobili confiscati vengano assegnati allo Stato o agli Enti locali per un riutilizzo a fini sociali ed istituzionali. L’intento è quello di risarcire la collettività dei soprusi messi in atto dalla criminalità organizzata, facendo sì che i beni confiscati diventino patrimonio e ricchezza di tutti e simbolo della vittoria della legalità e dello Stato sulle associazioni mafiose.
In tal contesto i Comuni piemontesi assegnatari di beni immobili confiscati alla criminalità organizzata hanno tempo fino al 30 ottobre per aderire al bando della Regione Piemonte per favorirne il riutilizzo a scopi sociali. Gli enti interessati sono 63 (36 Torino, 3 Alessandria, 4 Asti, 2 Biella, 6 Cuneo, 5 Novara, 3 VCO, 4 Vercelli) e gli immobili confiscati sono 265 (50 solo a Torino), di cui 145 già destinati e 120 dati in gestione. “In questo modo – commenta il presidente della Regione, Sergio Chiamparino – si è voluto mettere in pratica una precisa volontà: destinare abitazioni acquistate con denaro derivante da attività criminose ad iniziative in grado soprattutto di aiutare concretamente le fasce più deboli della popolazione”.
“Riutilizzare beni confiscati alle mafie mettendoli a disposizione dell’intera comunità per finalità educative e sociali – osserva l’assessore alle Politiche sociali, Augusto Ferrari – rappresenta la miglior risposta da parte della Regione Piemonte alla criminalità”. L’assessora alle Pari opportunità ed Immigrazione, Monica Cerutti, evidenzia, inoltre, che “questo bando ha una valenza molto concreta nel destinare beni immobili confiscati per fini sociali, come le case rifugio per donne vittima di violenza o l’accoglienza di profughi. Ciò aumenta la sua portata simbolica, restituendo alla comunità beni sottratti alla malavita. Si tratta di un’azione assolutamente in linea con l’adesione della Regione ad Avviso Pubblico, la rete di enti locali e Regioni contro le mafie”. Le risorse stanziate ammontano complessivamente a 200.000 euro, con una quota di cofinanziamento a carico del Comune del 50%.