In Italia lo scenario clinico dell’oncologia è in rapida evoluzione: i tumori incidono fortemente come malattia dell’età avanzata ed il numero di nuovi casi cresce in relazione al progressivo invecchiamento della popolazione.
Fare fronte al progressivo aumento dell’impegno assistenziale da parte del Sistema sanitario nazionale significa elaborare strategie condivise che riuniscano tutti gli attori coinvolti: specialisti, università, istituzioni, industria farmaceutica, pazienti.
Per fare il punto sulla situazione, identificare contributi specifici di pianificazione ed azioni da intraprendere, è stata organizzata la scorsa settimana dal Ministero della Salute, in collaborazione con Airtum, Aiom, Cipomo e Favo, il Dipartimento di Sanità pubblica e malattie infettive della Sapienza, una giornata di studio dal titolo “Survivorship Planning Day”.
Nel corso dell’evento sono stati presentati i nuovi dati del Rapporto Airtum 2016, sulla sopravvivenza dei pazienti oncologici in Italia. L’aggiornamento dei dati e il confronto con le monografie precedenti consentono di tracciare una riflessione sull’impatto che le strategie diagnostiche e terapeutiche hanno avuto in campo oncologico negli ultimi anni.
La speranza di vita è il principale outcome in questo ambito e permette, attraverso la misura del tempo intercorso dalla diagnosi, di valutare l’efficacia del sistema sanitario nel suo complesso nei confronti della patologia tumorale. La sopravvivenza è infatti condizionata da due aspetti: la fase nella quale viene diagnosticata la malattia e l’efficacia delle terapie intraprese.
Sulla sopravvivenza incidono quindi sia gli interventi di prevenzione secondaria, che la disponibilità e l’accesso alle terapie necessarie.
La diffusione dei programmi di screening oncologico a livello nazionale, seppure migliorata negli anni, risente ancora di gravi ritardi nelle regioni del Mezzogiorno e questo spiega in parte la disparità di sopravvivenza tra le diverse aree geografiche del Paese. Sulla disponibilità delle cure efficaci, le Regioni stanno lavorando, soprattutto attraverso l’implementazione del Percorso diagnostico-terapeutico assistenziale (Pdta) e la costruzione di reti oncologiche per ridurre al minimo le disparità di accesso ai servizi, garantendo equità delle cure. Complessivamente la sopravvivenza a 5 anni per tutte le sedi tumorali è pari al 55% nei maschi e 64% nelle femmine. Benché per la maggior parte delle sedi tumorali la sopravvivenza sia aumentata nell’ultimo periodo, per il polmone la speranza di vita rimane drasticamente bassa, intorno al 16% a 5 anni dalla diagnosi. Nel Rapporto Airtum 2017 vediamo che continuano ad attenuarsi le differenze di genere, pari al 12% negli anni Novanta e al 9% nel periodo più recente, legate al cambiamento della distribuzione delle neoplasie nel tempo.
Un dato rilevante è la sopravvivenza registrata per area geografica, che in 13 regioni è stata confrontata utilizzando il funnel plot (meta-analisi) come strumento di rappresentazione e che evidenzia il perdurare di differenze significative tra Nord e Sud, in gran parte spiegabili con la disponibilità di programmi di prevenzione secondaria presenti essenzialmente nelle aree settentrionali.