Nel 2017 gli iscritti a un corso di laurea triennale sono stati 1.057.079, quelli a ciclo unico 324.412 e quelli in Specialistiche 299.655. Lo sfondo in cui si muovono moltissimi studenti over 18 del Belpaese è vario, ma il comune denominatore è la voglia di farcela migliorando la formazione. Vediamo infatti che i giovani spesso non si fermano al conseguimento della laurea, ma proseguono gli studi con percorsi post universitari prendendo altresì parte a programmi di mobilità internazionale. La ricerca, finanziata dal Miur e condotta dal Centro informazioni mobilità equivalenze accademiche, tratteggia il profilo dello studente universitario italiano e consente di confrontarlo, sulla base di indicatori condivisi, con quello dei suoi omologhi degli altri 27 Paesi europei che hanno partecipato all’indagine.
In questi anni la contrazione economica ha modificato le abitudini di studenti e famiglie e dai risultati all’analisi dei dati raccolti osserviamo che i giovani che si impegnano nello studio lo fanno per quasi 44 ore settimanali (il 30% in più della media calcolata nell’Ue) ma per contribuire al proprio mantenimento svolgono anche lavori part-time, in modo da non pesare eccessivamente sui nuclei familiari di appartenenza. Circa il 20% degli iscritti alla laurea magistrale ha già partecipato a progetti di mobilità internazionale: una percentuale non lontana dalla media complessiva europea. Otto studenti su dieci (il 79%) si dichiarano soddisfatti per la preparazione teorica data dal proprio Ateneo e per la sostenibilità del carico di lavoro (il 63%). Quasi la metà dei giovani universitari (il 45%) chiede di poter avere una maggiore preparazione pratica, soprattutto nei corsi delle lauree giuridiche (il 27,6%). Mentre, all’opposto, la valutazione è decisamente positiva per i corsi che formano paramedici e insegnanti: risulta essere soddisfatto oltre il 70% degli studenti.
L’VIII Indagine Eurostudent allarga poi il campo di osservazione al quadro economico e sociale di provenienza di ragazze e ragazzi. Gli studi dopo il diploma rappresentano ancora, per le famiglie italiane, le fondamenta su cui costruire il futuro dei propri figli, anche se non sono più riconosciuti quale “ascensore sociale” come accadeva fino ad alcuni anni fa. Le condizioni socio-economiche generali, e in particolare quelle della famiglia di provenienza, rappresentano elementi determinanti per la scelta dell’università e spesso anche del modo in cui affrontarla. L’analisi dei dati evidenzia come i giovani che provengono dalle famiglie meno agiate, pur di raggiungere l’obiettivo del titolo di studio, facciano scelte compatibili con le proprie risorse, come ad esempio Atenei o corsi di studio disponibili nel proprio territorio di residenza, mantenendo così la percentuale del pendolarismo al 50%.
Lo studio Eurostudent sottolinea, infine, un altro aspetto: a rendere attraente un Ateneo non è tanto la sua fama scientifica o il lustro accademico, quanto la capacità di sostenere gli studenti nel loro percorso offrendo servizi. I giovani, infatti, tendono sempre più a scegliere l’università in base all’offerta di borse di studio e prestazioni per la didattica, meglio ancora se l’Ateneo dovesse risultare inserito in un contesto urbano e sociale e tale da favorire la possibilità di trovare un lavoro che aiuti a mantenersi.