Fare ricerca in un modo nuovo mettendo in rete le competenze, gli attori e le risorse. Con questo spirito il ministro dell’Università e Ricerca, Maria Cristina Messa, ha presentato il pieno raggiungimento degli obiettivi previsti per il primo semestre 2022 dalla Missione 4 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, per un totale di oltre 4,3 miliardi assegnati.
Nascono così 5 Centri nazionali (ne avevamo parlato qui). Si occuperanno di simulazioni, calcolo e analisi dei dati ad alte prestazioni, Agritech, ssviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia a RNA,mobilità sostenibile e biodiversità. L’investimento complessivo è di 1,6 miliardi di euro, 320 milioni per ciascuna area ritenuta strategica a livello paese. I centri hanno un soggetto capofila nelle città di Modena-Reggio Emilia, Palermo, Napoli, Padova e Milano, coinvolgendo complessivamente 144 tra università, enti pubblici e imprese private.
Gli 11 ecosistemi dell’innovazione valgono 1,3 miliardi di euro. Anche in questo caso, si sollecita la collaborazione tra pubblico e privato ma anche quella tra diversi atenei, secondo un modello in cui si disseminano punti di innovazione sul territorio, in modo che siano a portata di mano delle imprese, soprattutto quelle di piccola e media dimensione. “Gli ecosistemi sviluppano la collaborazione che già esiste sui territori in maniera più rapida ed efficiente – ha sottolineato il ministro Messa -. Aggregano ricerca, innovazione, sia nel pubblico sia tra pubblico e privato. È questa la nostra idea di ricerca di filiera”.
Le infrastrutture di ricerca e tecnologiche – grazie a un investimento complessivo di 1,08 miliardi di euro – consentiranno alla comunità scientifica di avvalersi di impianti, risorse e i relativi servizi. Per la ricerca si tratta finora di 24 progetti di potenziamento/creazione o networking con una dotazione di 931 milioni di euro assegnati a oggi, mentre altri 25 progetti riguardano le nuove tecnologie, con 500 milioni di euro di cui finora sono stati impegnati 330, per adottare strutture attrezzature, capacità e servizi per sviluppare, testare e potenziare la tecnologia, passando più rapidamente dalla fase di laboratorio all’ingresso del mercato competitivo.
Questi investimenti avranno anche un effetto traino sulla presenza di competenze di alto profilo in Italia. “Il nostro Paese produce conoscenza, è nelle classifiche migliore per le pubblicazioni scientifiche, ma non vanta una buona circolazione dei ricercatori e delle competenze. Per aumentare l’attrattività del Paese bisogna dare ai ricercatori incentivi a rientrare, ma soprattutto supporto alla ricerca, prospettive di carriera e di continuità dell’attività di ricerca”, ha riconosciuto Messa.
Nella Missione 4 del PNRR si prevedono anche investimenti per borse di studio e dottorati. Per l’anno accademico 2022/23 sono disponibili 7.500 borse di dottorato generico e in ambiti innovativi (qui per approfondire)
Nel decreto PNRR 2, infine, sono state deliberate importanti novità sulla mobilità del personale, sul sistema di reclutamento e sulla figura del ricercatore, con la scomparsa del “ricercatore di tipo A” e l’adozione di un modello più simile a quello del post-doc.
A questo link è possibile leggere gli approfondimenti del MUR e scaricare le schede di sintesi dei progetti.
Fonte: Italia Domani