È operativo in provincia di Reggio Emilia il badge di cantiere digitale previsto dall’accordo del maggio scorso tra la prefettura, e altri 25 enti pensato in un’ottica di contrasto ai tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata nei cantieri.
Il badge digitale rientra in un sistema integrato che consente il monitoraggio dei flussi di lavoro nei cantieri. Si attiva dopo che il lavoratore si è iscritto alla relativa app, utile anche a monitorare i propri accessi e orari di lavoro. Inquadrando un QR-code il lavoratore registra il suo ingresso e la sua uscita dal cantiere. I dati registrati confluiscono nel cruscotto di cantiere, applicazione in cloud nella quale le imprese avranno precedentemente inserito tramite un gestionale i propri dati (appaltatrice, sub-appaltatrice, numero, nominativi e qualifica dei lavoratori, ad esempio) e alla quale hanno accesso oltre alla Cassa edile – che ha appaltato la realizzazione del software – gli enti ispettivi, le imprese aderenti e le stazioni appaltanti.
Si tratta di uno «strumento di precisione» particolarmente utile, ha spiegato ieri il prefetto Iolanda Rolli nella sede della Cassa Edili di Reggio Emilia, dove il badge è stato presentato, per un’efficace azione di contrasto alle mafie in un settore, quello edilizio, tra i più esposti a infiltrazioni e «più esposto alle interdittive antimafia», come mostrano i dati 2016-2021 del Rapporto del dipartimento della Pubblica sicurezza riferiti al settore costruzioni, integrati con quelli della prefettura al 10 novembre.
Il dispositivo del badge di cantiere si inserisce in un modello di prevenzione e contrasto antimafia riorganizzato ed efficientato, ha proseguito Rolli, nell’ambito del quale «è stato dato nuovo impulso al gruppo interforze (antimafia)» coordinato dalla prefettura. Questo fattore, ha spiegato ancora, insieme all’ampliamento di scenario consentito dai processi Aemilia e Grimilde – che hanno fatto emergere connessioni e ulteriori elementi – e allo smaltimento del lavoro pregresso arretrato, ha prodotto il trend in crescita delle interdittive antimafia adottate dalla prefettura di Reggio Emilia, prima provincia della regione sotto questo aspetto: 97 al 10 novembre 2022, a fronte delle 38 nel 2021 e delle sole 17 nel 2020.
La particolare esposizione del settore delle costruzioni e dell’indotto ai tentativi di infiltrazioni, con i conseguenti effetti distorsivi sul rapporto cliente-fornitore e sui prezzi, e con l’estromissione di imprese sane dal mercato, unita alla «grande occasione, la più interessante per il malaffare» rappresentata dalle agevolazioni fiscali e dalle risorse del PNRR, hanno «spinto a elaborare nuove idee, mettendo in piedi un sistema moderno, avanzato e sofisticato, di prevenzione e di contrasto», ha aggiunto il prefetto Rolli.
Tale sistema, da un lato estromette attraverso le interdittive le aziende infiltrate, sottraendo liquidità e influenze alle mafie, dall’altro è stato sviluppato nella logica della prevenzione, «immaginando, sperimentando e collaudando moduli di azione efficaci chirurgicamente in tema di appalti e contrasto alle infiltrazioni malavitose, attraverso precisi metodi di analisi di contesto». Le stazioni appaltanti, inoltre, dovranno inserire nelle gare la previsione del badge di cantiere.
Alla riunione hanno partecipato, tra gli altri, il procuratore del tribunale e il sindaco di Reggio Emilia, il questore e i comandanti provinciali di Carabinieri e Guardia di Finanza, il comandante provinciale dei Vigili del fuoco e i firmatari dell’intesa di maggio 2022. Tra questi, l’ispettorato territoriale del Lavoro, Inail, Inps, associazioni datoriali e sindacali di categoria.
Fonte: Viminale