Un confronto tra le procedure, i percorsi e i protocolli regionali nel trattamento dei pazienti con tumore al polmone non a piccole cellule (NSCLC) e la proposta di un percorso diagnostico e terapeutico che garantisca la miglior assistenza e cura possibile a tutti i pazienti, indipendentemente dalla regione di residenza. E’ questo in estrema sintesi il contenuto del Rapporto finale redatto dal Tavolo di lavoro Federsanità ANCI che ha visto il coinvolgimento attivo di una rappresentanza delle società scientifiche – AIOM, CIPOMO, SIAPEC – delle associazioni pazienti – FAVO, AIMAC e WALCE – dell’Istituto Superiore di Sanità, del Politecnico di Milano e di diversi soggetti istituzionali, e realizzato con il contributo incondizionato di Pfizer.
L’obiettivo: individuare le criticità e proporre possibili soluzioni che tendano a favorire l’implementazione di percorsi di diagnosi appropriati come previsto dai nuovi Livelli Essenziali di Assistenza. In particolare, sappiamo oggi che per assicurare a tutti i pazienti la terapia più appropriata ed efficace sin dalle prime linee di trattamento è necessario garantire un accesso uniforme e tempestivo ai test molecolari, gli unici in grado di identificare le alterazione genetiche quali ALK e ROS1 coinvolte nella crescita del tumore. Sebbene sia ampiamente condivisa tra la comunità scientifica l’importanza dei test molecolari, l’accesso a questi esami ancora oggi non è garantito in maniera uniforme a tutti i pazienti sul territorio nazionale a causa di problemi organizzativi, che influiscono sui tempi entro i quali i campioni biologici arrivano all’anatomo-patologo per la diagnosi, con conseguente ritardo della diagnosi stessa e impossibilità di instaurare tempestivamente la terapia più appropriata, alle difficoltà tecniche di esecuzione dei test, fino alla mancanza di percorsi diagnostico-terapeutico-assist enziali (PDTA) strutturati. Dall’osservazione di questa situazione ha preso le mosse nel Novembre 2016 il progetto condotto dal Tavolo di lavoro Federsanità ANCI “Oncologia molecolare – Accesso alla diagnosi precoce dei pazienti con tumore al polmone” presentato oggi a Roma presso l’Auditorium “Aldo Moro”, alla presenza di medici specialisti, direttori generali e sanitari di diverse strutture ospedaliere del territorio e rappresentanti del mondo istituzionale.
“Federsanità ANCI, da sempre interprete di una lettura dei bisogni e degli scenari in una prospettiva di evoluzione del sistema sanitario, ha individuato nei modelli di offerta di terapie oncologiche un paradigma per cogliere la sfida del nuovo welfare. Infatti – ha sottolineato Angelo Lino Del Favero Presidente di Federsanità ANCI – la terapia oncologica è in grande evoluzione e procede verso un modello di medicina sempre più disegnata per le esigenze del paziente. Oggi, peraltro, tutta una serie di strategie terapeutiche, sia in senso di prevenzione, sia nella fase di indagine e cura, consente in diversi casi di cronicizzare la malattia. Pertanto, la crescita delle patologie oncologiche richiede, in concreto, di costruire percorsi assistenziali e di cura differenziati e flessibili in base ai bisogni del paziente specifico”.
In particolare, il Tavolo di Lavoro “Oncologia molecolare – Accesso alla diagnosi precoce dei pazienti con tumore al polmone” si è posto l’obiettivo di offrire degli spunti organizzativo-gestionali per migliorare l’accesso alla diagnosi nei pazienti NSCLC, individuando soluzioni per ridurre le criticità. Si tratta di un lavoro volto a individuare, in termini prospettici, il Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) come strumento operativo attraverso il quale garantire il processo di tutela complessiva della salute. Da qui sorge l’esigenza di individuare anche meccanismi di finanziamento che orientino gli operatori verso comportamenti appropriati ed integrati, in cui il raggiungimento dell’obiettivo di salute è l’oggetto del finanziamento e non la singola prestazione.
Fra le diverse criticità individuate dal Tavolo di Lavoro alcune sono di particolare rilievo come la carenza di una governance regionale nel fissare priorità gestionali e organizzative nel trattamento di questa forma tumorale; la difformità a livello regionale o intraregionale nelle procedure di diagnostica molecolare necessarie a definire l’eligibilità ai trattamenti terapeutici; la difficoltà a comprendere il percepito dal paziente e dalla famiglia in una condizione di forte disagio; la presa in carico di tutta una serie di attività collaterali connesse allo stato di malattia del paziente che, probabilmente, richiederebbero un mediatore (il caregiver).
“Sicuramente viviamo in un momento economico estremamente impegnativo. Questo elemento però, da critico, può trasformarsi in un’opportunità. Le risorse – ha concluso il Presidente Del Favero – arriveranno sempre meno per aggiunta e sempre più per trasformazione. Una trasformazione dei nostri comportamenti secondo setting diagnostico-terapeutici che facciano dell’efficacia condivisa il driver e del guadagno in salute l’oggetto della remunerazione. Una sfida importante, dunque, con alla base una filosofia che fa della condivisione multidisciplinare il cardine del proprio assunto concettuale, tesa a coinvolgere tutti i possibili e i potenziali stakeholder, dal mondo della medicina generale, alla specialistica ambulatoriale e al versante ospedaliero, fino alle Società scientifiche e alle Associazioni dei pazienti”.