L’Anci si è detta concorde sulla necessità di modificare la disciplina, prevista dal Tuel, relativa allo scioglimento dei Consigli comunali infiltrati dalla criminalità organizzata. Ma ha suggerito, durante l’audizione presso la Commissione Affari Costituzionali della Camera nell’ambito dell’esame di tre proposte di legge in materia, di specificare meglio le attività che consentano maggiore efficacia alla commissione straordinaria, distinguendo tra amministratori, Sindaci, consiglieri e dirigenti. Obiettivo, contemperare le esigenze di legalità con la continuità amministrativa. Per dar voce alle proposte dell’Associazione erano presenti il Sindaco di Rosarno, Giuseppe Idà; Antonio Rini, Sindaco di Ventimiglia di Sicilia e vice presidente di Anci Sicilia, e il segretario generale di Anci Sicilia, Mario Alvano.
“Siamo molto soddisfatti per la richiesta di sentire Anci in merito alle proposte di legge che tendono a introdurre maggiore efficacia nella normativa che prevede la procedura di scioglimento. Crediamo che la facoltà di sentire i Sindaci vada trasformata in un obbligo effettivo”, ha affermato Idà. Che ha ricordato come spesso “le commissioni straordinarie insediate nei nostri enti locali verificano gli atti senza dover essere costrette a confrontarsi con gli amministratori locali, e i prefetti devono poter sentire i Sindaci che magari hanno qualcosa da dire”.
Il sindaco di Rosarno ha poi posto l’accento sulla necessità di garantire comunque la continuità della vita amministrativa condizionata dall’andamento degli iter giudiziari degli scioglimenti. In Calabria abbiamo assistito a degli scioglimenti che poi venivano cassati dalle sentenze del Tar e confermati, invece, dai Consiglio di Stato”, ha spiegato Idà.
In particolare, l’Anci auspica, oltre al provvedimento di scioglimento generalizzato, anche l’adozione di un altro atto più ristretto che riguardi solo le singole persone coinvolte, siano essi dirigenti, consiglieri comunali, assessori o Sindaci.
“Chiediamo – ha aggiunto Antonio Rini – di prevedere l’allontanamento della persona infedele collusa con la mafia” senza mettere in discussione “l’intero assetto del consiglio comunale. Questo – ha spiegato – potrebbe rendere più efficace la norma”. Secondo il vice presidente di Anci Sicilia, molto spesso l’apparato burocratico è l’anello più debole rispetto alle infiltrazioni esterne. “Per questo come Anci siamo favorevoli alla possibilità concessa al prefetto di nominare un commissario ad acta per avocare le singole funzioni. Così come appare utile, in caso di misure sospensive adottate nei confronti dei dipendenti, la possibilità di utilizzare le liste di mobilità, il ricorso all’istituto del comando o l’espletamento di nuovi concorsi”. “Lo scioglimento dei Comuni per mafia è un fatto traumatico che segna la vita delle comunità in modo indelebile – ha concluso Mario Alvano – Per questo va ricondotto in modo attento dentro una procedura che colpisca l’illegalità senza provvedimenti traumatici che spiegano i loro effetti negli anni successivi allo stesso scioglimento”.