Nelle città di provincia italiane l’auto resta il principale mezzo di spostamento quotidiano, quasi una scelta obbligata per la maggior parte dei cittadini. È quanto emerge dalla nuova instant survey “La mobilità dell’altra Italia” realizzata da Areté, che ha coinvolto dieci città con meno di 250.000 abitanti, rappresentative dei comuni medio-piccoli in cui vive circa il 70% della popolazione italiana.
Secondo l’indagine, condotta a novembre, il 67% degli intervistati utilizza l’auto per i propri spostamenti, mentre solo il 12% si affida ai mezzi pubblici e un altro 12% si muove principalmente a piedi. Micro-mobilità e due ruote elettriche raggiungono complessivamente l’8%. La velocità negli spostamenti e la percezione di un’offerta insufficiente di trasporto pubblico spingono verso l’uso dell’auto. Solo il 36% degli intervistati si dichiara soddisfatto dei mezzi pubblici.
Sulle restrizioni alla circolazione dei veicoli diesel Euro 5 nei centri cittadini, sei cittadini su dieci si dichiarano favorevoli, motivati principalmente dal miglioramento della qualità dell’aria, dall’obbligo di rispettare i parametri europei e dalla possibilità di ridurre il traffico urbano. Tra i contrari, emerge il timore dell’impatto economico sulle famiglie e dubbi sull’effettiva efficacia ambientale del divieto.
Guardando al futuro, la transizione verso una mobilità più sostenibile appare lenta: metà degli intervistati prevede di continuare a usare principalmente l’auto, il 24% punterà sui mezzi pubblici e la quota di chi utilizza biciclette o e-bike è destinata a crescere dal 5% al 9%. Car sharing e car pooling restano marginali, utilizzati rispettivamente da appena l’1% e dal 12% dei cittadini.
Massimo Ghenzer, presidente di Areté, commenta: “Nelle città di provincia l’auto domina per mancanza di alternative rapide ed efficaci, ma cresce l’auspicio che i servizi pubblici diventino più efficienti e attrattivi, offrendo una reale alternativa al trasporto privato.”