La denatalità prosegue nel 2022, secondo i dati provvisori di gennaio-settembre le nascite sono 6 mila in meno rispetto al 2021. Il numero medio di figli per donna, per il complesso delle residenti, risale lievemente a 1,25 rispetto al 2020 (1,24), negli anni 2008-2010 era a 1,44.
Dal 2008, ricorda l’Istat le nascite sono diminuite di 176.410 unità (-30,6%), diminuzione attribuibile alle nascite da coppie di genitori entrambi italiani (314.371 nel 2021, 166.000 in meno rispetto al 2008).
A diminuire sono soprattutto le nascite all’interno del matrimonio: 240.428, 20mila in meno rispetto al 2020 e 223mila in meno nel confronto con il 2008 (-48%). Ciò è dovuto al calo dei matrimoni, che si è protratto fino al 2014 (189.765 eventi a fronte dei 246.613 del 2008) per proseguire con un andamento altalenante, va aggiunto che nel 2020 la pandemia ha indotto molte persone a rinviare o a rinunciare alle nozze al punto da dimezzare il numero dei matrimoni (-47%). Anche i cittadini stranieri che vivono in Italia fanno meno figli, ma al Nord 1 bebè su 5 nasce ancora da coppia non italiana anche se il loro contributo alla natalità è in calo.
Il Rapporto rileva che dal 2012 al 2021 diminuiscono i nati con almeno un genitore straniero (21.461 in meno) che, con 85.878 unità, costituiscono il 21% del totale dei nati.
I nati da genitori entrambi stranieri, sotto 70 mila nel 2016, continuano a diminuire nel 2021 attestandosi a 56.926 (23 mila in meno rispetto al 2012), anche per effetto delle dinamiche migratorie dell’ultimo decennio e costituiscono il 14% del totale dei nati, tuttavia al Nord più di 1 nato su 5 ha genitori entrambi stranieri.
Nel 2021 è di cittadinanza straniera 1 nato su 4 in Emilia-Romagna (24%), il 20,9% in Liguria, il 20,6% in Lombardia e 1 nato su 5 in Veneto, Toscana e Piemonte; al Centro sono il 15,9%, mentre nel Mezzogiorno la percentuale è decisamente più contenuta in quasi tutte le regioni (il minimo si registra in Sardegna 4%), con l’eccezione dell’Abruzzo (9%).