La Campania si conferma dal 2017 la regione in cui sono state registrate il maggior numero di intimidazioni. Seguono Sicilia e Calabria. Quarto posto per la prima regione al di fuori del Mezzogiorno: la Lombardia. Sono 438 gli atti intimidatori, di minaccia e violenza (-6% rispetto al 2020, quando furono 465) rivolti nel corso dell’anno 2021 contro sindaci, assessori, consiglieri comunali e municipali, amministratori regionali, dipendenti della Pubblica amministrazione in tutto il Paese. Lo rileva il report annuale di Avviso Pubblico, presentato oggi a Roma, che sottolinea come il 2021 sia stato il secondo anno consecutivo a far segnare una flessione negli atti intimidatori emersi su scala nazionale. Si registra un calo anche del numero dei Comuni interessati (-5%, da 280 a 265). Stabile invece il numero di Province coinvolte (88 nel 2021, una in meno dell’anno precedente). Sono stati censiti atti intimidatori in tutte le regioni d’Italia, ad eccezione della Valle d’Aosta. Continua a crescere l’incidenza dei casi al Centro-Nord, giunta nel 2021 al 45,5% del totale.
“Gli amministratori locali continuano ad essere sotto tiro in tutte le regioni d’Italia – dichiara Roberto Montà, Presidente di Avviso Pubblico – Fare l’amministratore pubblico, oltre che difficile, sta diventando sempre più pericoloso. Le distanze tra Centro-Nord e Sud si stanno progressivamente assottigliando. Si minacciano sia gli amministratori in carica, in particolar modo i Sindaci, sia chi si candida a ricoprire un incarico pubblico. E questo non è un bel segnale per la qualità della nostra democrazia, che già registra un tasso preoccupante di astensionismo oltre che una crescente difficoltà a dare vita a liste di candidati in vista delle elezioni amministrative”.
Dai casi censiti nel 2021 emerge un notevole aumento delle intimidazioni nei territori con una chiara presenza mafiosa: il 20% degli Enti locali censiti da Avviso Pubblico nel 2021 come teatro di minacce agli amministratori locali hanno subito uno più scioglimenti in passato. Ma non ci sono solo le mafie. La distanza che separa cittadini e Istituzioni locali finisce, sempre più spesso, per alimentare un dissenso – legittimo – che esonda però nell’intimidazione. Campania e Napoli i territori più colpiti. La Campania si conferma – ininterrottamente dal 2017 – la regione in cui sono state registrate il maggior numero d’intimidazioni a livello nazionale, con 72 casi, pur facendo segnare un calo del 15% rispetto al 2020. Seguono Sicilia e Calabria (rispettivamente con 51 e 45 casi). Quarto posto per la prima regione al di fuori del Mezzogiorno: la Lombardia (43) supera infatti la Puglia (41) per numero di casi censiti, confermandosi il territorio più colpito dell’area Centro-Nord. Anche nel 2021 il territorio provinciale più colpito si conferma Napoli, con 45 casi. Seguono Reggio Calabria (20) e Cosenza (19). Pur confermandosi alto il numero di minacce e le aggressioni nei confronti del personale della Pubblica Amministrazione – il 23% del totale – i soggetti maggiormente presi di mira da minacce e intimidazioni si confermano gli amministratori locali (57% dei casi). Tra questi sono i Sindaci (70%) i più bersagliati. Da segnalare un deciso aumento dei casi totali (10%) che hanno visto finire sotto tiro amministratori regionali e municipali.
Nel 2021 i social network sono stati il mezzo più utilizzato per intimidire, minacciare e diffamare gli amministratori locali (21,7% dei casi totali), seguiti da lettere/volantini/messaggi (19,1%) e da incendi e aggressioni (12,8% per ciascuna tipologia). Ma se si analizzano i contesti territoriali, si conferma una netta diversificazione nelle tipologie di minacce utilizzate fra Nord e Sud del Paese. Gli incendi, prima tipologia di minaccia al Sud e nelle Isole (18% dei casi), non sono fra le cinque tipologie più riscontrate nel Centro-Nord. Analogamente social network e lettere minatorie, che assieme rappresentano il 55% dei casi censiti al Centro-Nord, al Sud e nelle Isole rappresentano meno di un caso su tre (29%). Il rapporto di Avviso pubblico si sofferma da alcuni anni anche sulle intimidazioni che giungono agli amministratori locali e al personale della Pubblica Amministrazione da comuni cittadini. Episodi e situazioni che hanno un peso specifico sul numero totale dei casi censiti, pari al 29,5% nel 2021. Più nello specifico, il 36% di questi atti intimidatori sono legati a proteste e agitazioni dovute alla pandemia da Covid-19. A finire nel mirino sono stati soprattutto gli amministratori regionali, i presidenti: insultati, diffamati e minacciati perlopiù attraverso social network e scritte sui muri delle città. Il 32% di questa tipologia di atti intimidatori trae origine dal malcontento suscitato da una scelta amministrativa sgradita, il 16% da estremismi di natura politica, il 10% è riferibile a disagi sociali, dovuti a problemi economici o richieste di lavoro e il restante 6% da altre motivazioni di varia natura. Inoltre il 20% dei 438 casi censiti nel 2021 sono avvenuti in Comuni che in un passato più o meno recente sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose, il dato più alto mai registrato nei Rapporti di Avviso Pubblico. Questi atti intimidatori hanno coinvolto ben 57 Comuni.