Quali sono le smart city italiane più ‘smart’? E cosa rende una città smart? La risposta è nell’ ICity Rate, il rapporto annuale realizzato da FPA che stila la classifica delle Smart City italiane, giunto alla sesta edizione.
Certamente una città smart è una città più connessa, ma questo è in un certo senso solo un aspetto ‘tecnico’ abilitante. Il concetto di smart city ruota oggi attorno al tema ‘sostenibilità’ (che è anche il topic di riferimento dell’evento ICity Lab di quest’anno). Cosa si intenda per sostenibilità è presto detto, con i numeri: in Italia 4,6 milioni di persone vivono in situazioni di povertà assoluta, 15 ragazzi su 100 smettono di studiare dopo la licenza media e 9 persone su 100 vivono in situazioni di sovraffollamento abitativo. E ancora: la qualità dell’aria è stata responsabile lo scorso anno di circa 60 mila morti premature e basta pensare all’allarme smog di questi ultimi giorni in diverse città del nord – Torino in particolare – per rendersi conto che si tratta di un problema – emergenza che richiede soluzioni più efficaci del blocco auto per un giorno; 50mila persone, in Italia, vivono in comuni capoluogo con elevato rischio di inondazione e anche qui i fatti di cronaca ci riportano situazioni drammatiche. Ma tali situazioni non riguardano solo il nostro Paese, infatti l’Onu ha dato degli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati al 2030 che nei prossimi anni serviranno da bussola, o così si spera, in tutti i Paesi del mondo.
I City Rate è il rapporto annuale realizzato da FPA per fotografare la situazione delle città italiane nel percorso verso città più intelligenti, ovvero più vicine ai bisogni dei cittadini, più inclusive, più vivibili. Per realizzare il rapporto, FPA ha individuato e analizzato diverse dimensioni urbane e, per ognuna di queste, un certo numero di variabili e di indicatori. I valori ottenuti dall’esame delle variabili/indicatori sulla base delle fonti esistenti, sono stati poi trasformati e aggregati in un unico valore di sintesi che ha consentito di stilare un indice finale (ICity index).“
Milano è la smart city più avanzata in Italia: si conferma al primo posto per il quarto anno consecutivo, staccando le altre città in particolare per crescita economica, mobilità sostenibile, ricerca/innovazione, trasformazione digitale, con ottimi risultati anche nella partecipazione dei cittadini e nella gestione dei beni comuni. Anche se in questa edizione il distacco del capoluogo lombardo è quasi azzerato, per l’introduzione di variabili ambientali come il consumo di suolo (in cui si colloca al 97esimo posto) e qualità dell’aria (98esimo), che ne riduce la distanza dalle città inseguitrici. E’ quanto rileva il rapporto ICity Rate 2017 di Fpa che ha pubblicato la classifica delle smart city italiane tra 106 comuni capoluogo.
Al secondo posto, infatti, la tallona Bologna, medaglia d’argento con solo due punti di distanza dal vertice (contro gli oltre 50 del 2016), potendo vantare il primato nell’energia e nella governance e in generale un approccio complessivo di buon equilibrio nei diversi ambiti che compongono la ‘città intelligente’. Firenze invece si riprende il terzo posto che aveva perso lo scorso anno, in particolare grazie a politiche per turismo sostenibile e cultura, crescita digitale, energia e ambiente.
Seguono poi Venezia, Trento, Bergamo, Torino, Ravenna, Parma e Modena a completare la top ten delle Smart City italiane, in cui si scorge un forte blocco di città emiliano-romagnole, esempi di successo per sostenibilità, inclusione e innovazione. E in cui si evidenzia la forte accelerazione di Bergamo (sesto posto con un salto di ben 5 posizioni rispetto all’anno scorso), grazie ai buoni risultati in crescita economica e ricerca/innovazione, e di Trento (quinto posto, 3 posizioni guadagnate), grazie ad ambiente e economia circolare.
Nello sviluppo della smart city sono in evidente ritardo le città del Sud: scorrendo la classifica dei 106 capoluoghi italiani oggetto di indagine, la prima a comparire è Cagliari, solamente al 47esimo posto. Mentre la coda del ranking è interamente occupata dalle città meridionali: all’ultimo posto Trapani, preceduta da Vibo Valentia, Caltanissetta, Agrigento, Crotone, Catanzaro, Enna, Catania, Foggia, Benevento. Di lenta crescita è il risultato di Roma, al 17esimo posto della classifica generale: pur con uno scatto in avanti di 4 posizioni, soprattutto grazie alla trasformazione digitale (diffusione banda larga ed ultra larga, open data, utilizzo dei social, servizi on line, etc) la Capitale si conferma indietro rispetto alle città di vertice in parametri cruciali per le grandi città come mobilità sostenibile, energia, occupazione, governance.
Fpa ha individuato e analizzato 15 dimensioni urbane che in ambito nazionale e internazionale definiscono traguardi per le città (povertà, istruzione, aria e acqua, energia, crescita economica, occupazione, turismo e cultura, ricerca e innovazione, trasformazione digitale e trasparenza, mobilità sostenibile, rifiuti, verde pubblico, suolo e territorio, legalità e sicurezza, governance).
Le dimensioni tengono insieme 113 indicatori che, aggregati nell’indice finale ICity index, consentono di stilare la classifica finale tra 106 comuni capoluogo. Poiché è impossibile progettare e governare delle Smart City senza tener conto degli obiettivi di sostenibilità introdotti dall’Agenda 2030 dell’Onu, Fpa li ha introdotti nella sesta edizione.
“La Smart City del futuro -rileva Gianni Dominici, direttore generale di Fpa- deve essere anche sostenibile, ma i risultati del rapporto ICity Rate 2017 evidenziano complessivamente un ritardo del sistema urbano italiano nei confronti degli obiettivi di sostenibilità, che rischia di limitare l’attrattività e la vivibilità dei nostri centri urbani. I 106 comuni capoluogo analizzati raccontano un’Italia delle città senza una politica coordinata e un quadro di riferimento condiviso per rispondere a grandi sfide come cambiamento climatico, povertà, mobilità sostenibile, consumo di suolo e sicurezza”.
“Serve un coordinamento -sottolinea- di tutti i livelli di governo con al centro la dimensione urbana, perché nelle città si addensano i problemi sociali ed economici, ma si trovano anche le competenze e le risorse per risolverli”.