Pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale n. 178 del 16 luglio il decreto-legge n. 76 recante “Misure urgenti per la semplificazione e l’innovazione digitale”. Il provvedimento mira a dare una spinta forte, attraverso regole chiare e scadenze da rispettare, alla trasformazione digitale del Paese e, in particolare, della Pubblica Amministrazione. Di seguito gli obiettivi perseguiti:
-Favorire la diffusione di servizi pubblici in rete, agevolarne e semplificarne l’accesso da parte di cittadini e imprese. I servizi delle Pa dovranno diventare fruibili attraverso lo smartphone, lo strumento più usato dagli italiani per comunicare a distanza, e senza necessariamente obbligare a mettersi in fila davanti agli sportelli oppure a ricorrere a un computer fisso o portatile.
-Per la Pubblica Amministrazione il processo di digitalizzazione deve portare a semplificazioni delle procedure, miglioramento dell’efficienza e abbattimento di numerosi costi.
-Diritto a Innovare per le imprese che beneficeranno di procedure semplificate per sperimentare progetti innovativi.
Quali le principali novità per i cittadini?
Entro il 28 febbraio 2021 tutti gli Enti pubblici e la Pubblica Amministrazione dovranno dismettere i propri sistemi d’identificazione online e adottare esclusivamente l’identità digitale SPID e CIE (la Carta di identità elettronica) per consentire ai cittadini di accedere ai loro servizi digitali. Resta ferma l’utilizzabilità di credenziali diverse fino alla data di naturale scadenza e comunque non oltre il 30 settembre 2021. Questo semplificherà la vita agli italiani, i quali non dovranno più confrontarsi con credenziali diverse a seconda del servizio che intendano usare, e consentirà a Enti pubblici e amministrazioni di conseguire risparmi perché non dovranno più farsi carico di gestire i propri sistemi di rilascio e gestione delle identità dei rispettivi utenti.
Tutti i servizi pubblici digitali dovranno diventare accessibili dal telefono attraverso l’App “IO”, la quale sarà quindi lo strumento di accesso da usare per i cittadini che intendano utilizzare il telefono per sbrigare pratiche amministrative. Entro il 28 febbraio 2021 la Pubblica Amministrazione dovrà avviare i progetti di trasformazione digitale. Le amministrazioni potranno non inserire i loro servizi nell’App “IO” in caso d’impedimenti tecnologici accertati dalla società pubblica PagoPA.
Ovunque, per usufruire di un servizio o nelle transazioni elettroniche, la legge richieda l’esibizione di un documento d’identità, il cittadino potrà farsi identificare da remoto attraverso l’identità digitale di SPID o la CIE e non sarà più necessario allegare o inviare fotocopia del documento. In questo modo si velocizzeranno le procedure e si migliorerà la sicurezza, evitando di mettere in circolazione copie di documenti d’identità e diminuendo i costi e gli oneri per cittadini e imprese.
L’applicazione “IO”, attraverso un apposito servizio, dovrà consentire ai cittadini di effettuare autocertificazioni, o presentare istanze e dichiarazioni attraverso il proprio telefono.
Sarà possibile, petanto, chiedere il rilascio della CIE prima della scadenza della carta d’identità cartacea. In questo modo sarà agevolato e accelerato l’accesso dei cittadini ai servizi in rete.
Il decreto dà il via, inoltre, alla piattaforma digitale unica per le notifiche di atti e provvedimenti della PA a cittadini e imprese. In sostanza, la raccomandata cartacea sarà sostituita da una comunicazione digitale, con conseguente semplificazione per l’attività dell’amministrazione e risparmio di tempo per i cittadini che potranno avere la disponibilità dell’atto sul cellulare. Resta confermata, per i cittadini che non posseggono un domicilio digitale, la procedura di recapito attraverso posta ordinaria.
Tra le principali misure del processo di digitalizzazione inserite nel decreto-legge vi sono anche disposizioni volte a favorire l’accesso ai servizi online da parte delle persone diversamente abili. In particolare, le norme estendono gli obblighi di accessibilità degli strumenti informatici anche agli enti o società private, con un fatturato medio negli ultimi tre anni superiore a 900 euro, che offrono servizi al pubblico attraverso siti web o applicazioni sul telefonino.
Le persone con disabilità potranno circolare con i loro veicoli su tutto il territorio nazionale con un unico permesso. Ciò sarà possibile grazie a una piattaforma unica informatica, presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che consentirà di verificare le targhe associate a permessi di circolazione dei titolari di contrassegni. Oggi il permesso di circolazione per accedere nelle zone a traffico limitato (Ztl) per i veicoli delle persone con disabilità è valido solo nel Comune in cui è stato richiesto. Per poter accedere alle Ztl in altri Comuni è necessario effettuare una pratica. Con la norma inserita nel decreto basterà un solo permesso per accedere alle Ztl in tutta Italia.
Quella digitale diventerà, quindi, la modalità “normale” con cui gli uffici pubblici interloquiscono con i cittadini. Il decreto supera l’attuale impostazione secondo cui le amministrazioni dovrebbero “incentivare” l’utilizzo del digitale nella gestione dei procedimenti. La nuova impostazione prevede che l’amministrazione dovrà normalmente utilizzare il digitale nella gestione dei procedimenti amministrativi.
Per favorire la diffusione del lavoro agile a distanza, è previsto l’obbligo per le diverse articolazioni della Pubblica Amministrazione di sviluppare i propri sistemi con modalità idonee a consentire l’accesso da remoto ai dipendenti, naturalmente nel rispetto dello Statuto dei lavoratori e delle disposizioni di sicurezza delle reti e dei dati. Inoltre, per colmare il deficit di competenze professionali e tecniche, spesso indicato come fattore di ostacolo alla trasformazione digitale, le pubbliche amministrazioni potranno assumere temporaneamente esperti, dotati di esperienza e qualificazione professionale nello sviluppo e nella gestione di processi complessi di trasformazione digitale. In questo modo le amministrazioni saranno accompagnate e guidate nel cambiamento.
Le pubbliche amministrazioni, di conseguenza, progetteranno, realizzeranno e svilupperanno i propri sistemi e servizi informatici e digitali secondo regole omogenee e virtuose di condotta tecnologica, valide per tutte le amministrazioni sul territorio nazionale, in modo da agevolare e semplificare il processo comune di trasformazione digitale del Paese e offrire ai cittadini un accesso più facile ai servizi digitali. Ma non finisce qui. Il decreto introduce misure di semplificazione per la gestione, lo sviluppo e il funzionamento della piattaforma digitale nazionale dati. Attraverso questa piattaforma saranno resi immediatamente interrogabili, disponibili e fruibili alla Pubblica Amministrazione i dati pubblici e conoscibili. L’interoperabilità e lo scambio dei dati pubblici tra amministrazioni renderà più veloce e fluida l’erogazione dei servizi. Ai cittadini e alle imprese non dovranno essere chieste informazioni che la Pubblica Amministrazione già possiede. Le norme non ampliano le informazioni cui la Pubblica Amministrazione potrà accedere, ma semplificheranno la modalità di condivisione dei dati tra i diversi uffici pubblici.
La piattaforma consentirà inoltre di valorizzare e rendere immediatamente disponibili alle amministrazioni flussi di macro dati aggregati e anonimizzati, cioè quella parte del proprio patrimonio informativo che non è soggetto a vincoli di riservatezza personale, mettendolo a disposizione delle autorità ai fini dell’assunzione delle decisioni politiche.
I concessionari dei servizi pubblici producono nella loro attività dati che possono risultare utili per la gestione della cosa pubblica. Tali dati, di cui il concessionario è entrato in possesso in esecuzione di un contratto con un’amministrazione pubblica, fino a ora sono rimasti appannaggio esclusivo del concessionario. Una norma del decreto obbliga a prevedere negli accordi negoziali che i concessionari forniscano alle amministrazioni concedenti, in formato aperto, i dati prodotti nell’ambito dell’erogazione del servizio pubblico.
Il decreto prevede anche disposizioni volte a favorire la realizzazione di un cloud nazionale per tutelare l’autonomia tecnologica del Paese, mettere in sicurezza le infrastrutture digitali della Pubblica Amministrazione, garantire la qualità e la sicurezza dei dati e dei servizi digitali. Sfruttando economie di scala in termini di concentrazione della domanda di risorse e d’infrastrutture, è possibile disporre di infrastrutture affidabili e sicure.
Sarà introdotto, pertanto, l’obbligo per le pubbliche amministrazioni centrali di migrare i loro Centri elaborazione dati (Ced), che non abbiano i requisiti di sicurezza fissati dall’Agenzia per l’Italia digitale (Agid), verso un’infrastruttura ad alta affidabilità, localizzata in Italia, il cui sviluppo è promosso dalla Presidenza del Consiglio. In alternativa le amministrazioni centrali potranno far migrare i loro servizi verso soluzioni cloud per la Pa che rispettino i principi stabiliti dall’Agid). Lo stesso obbligo sarà previsto per le amministrazioni locali che saranno tenute a trasferire i propri servizi nell’infrastruttura promossa dalla Presidenza del Consiglio o in altra infrastruttura presente sul territorio e in possesso dei requisiti di sicurezza. In alternativa le amministrazioni locali, come quelle centrali, potranno trasferire i propri servizi digitali verso soluzioni cloud per la Pubblica Amministrazione, nel rispetto dei requisiti fissati dall’Agid.
Alle imprese, alle università, ai centri di ricerca, alle start-up universitarie che intendano avviare la sperimentazione di un loro progetto innovativo, sarà consentito di farlo, per un periodo limitato di tempo, chiedendo una semplice autorizzazione in sostituzione di tutti gli ordinari regimi amministrativi e obblighi di legge. Rientrano in questo regime i progetti d’innovazione tecnologica i cui risultati attesi comportino effetti positivi sulla qualità dell’ambiente e della vita dei cittadini. Il processo autorizzativo semplificato coinvolgerà il Ministro per l’Innovazione e la Digitalizzazione delegato dalla Presidenza del Consiglio e il Ministero dello Sviluppo economico. Al termine della sperimentazione, in caso di esito positivo, il Governo promuoverà le modifiche normative e regolamentari per consentire a regime lo svolgimento dell’attività sperimentata.