Il termine smart è spesso abusato oggi. Una città diventa intelligente solo quando può offrire servizi che possano adeguatamente tener conto delle esigenze reali e prioritarie della sua popolazione. Questi servizi devono quindi essere dipendenti dal contesto e sostenere il raggiungimento di obiettivi specifici della città. Le soluzioni intelligenti della città devono essere multidisciplinari, mescolando insieme aspetti sociali, culturali e tecnici. In questo contesto, l’ICt diventa il mezzo per passare dai problemi alle soluzioni digitali.
Da qualsiasi punto di vista, una città è considerata “smart” se approfitta dei vantaggi derivanti dalle opportunità offerte dalle tecnologie ICT per aumentare la prosperità locale e la competitività. Sfruttare, dunque, i benefici delle nuove tecnologie per far crescere il benessere dei cittadini e la competitività dei servizi delle nostre città attraverso il passaggio dalle smart cities alle I-cities. Se ne è parlato al convegno “Towards I-Cities”, promosso dall’Associazione Amerigo – assieme al Centro di Ricerca in Diritto e regole per Europa della Luiss Guido Carli – svoltosi a Roma presso la nuova Aula del Palazzo dei gruppi parlamentari della Camera dei deputati.
Attraverso quest’iniziativa, l’Associazione Amerigo presieduta da Vito Cozzoli, che raduna gli alumni italiani dei programmi di scambio culturale organizzati dal Dipartimento di Stato americano, ha voluto riproporre, attualizzandolo, il filone di studi avviato con successo con lo Smart City Tour, che – attraverso il confronto transatlantico – ha rafforzato la consapevolezza dei policy maker sul ruolo delle città intelligenti nei processi di crescita del Paese. Nel corso del convegno è stato affrontato, per la prima volta in Italia, il legame tra Next Production Revolution (NPR) e sviluppo delle Città, chiamate a divenire vere e proprie piattaforme abilitanti, grazie a infrastrutture e servizi in grado di consentire ai cittadini, imprese e istituzioni di cogliere i benefici sociali ed economici del nuovo paradigma tecnologico.
“Le Smart Cities – ha dichiarato il Presidente di Amerigo, Vito Cozzoli – possono rappresentare il terreno ideale per sperimentare nelle città un nuovo modello di politica industriale, grazie al partenariato pubblico-privato, che consenta di ottenere vantaggi non solo in termini di migliore qualità della vita e di contesto di business, ma anche di crescita, di competitività, di occupazione, di sviluppo sostenibile. Occorre però una politica organica, attraverso il coordinamento degli interventi, per rendere l’Italia un Paese attrattivo per l’adozione di evoluti modelli di Smart Cities, passando dalle Smart Cities alle I-Cities: città intelligenti, innovative, inclusive ed infrastrutturate, a beneficio dei cittadini, delle imprese e delle istituzioni”.
“Partecipiamo con piacere a questo incontro che ci offre l’opportunità di contribuire al dibattito sulla Smart City: la volontà di A2A – ha affermato l’ad del gruppo, Valerio Camerano – quella di ricoprire un ruolo sempre più importante come open innovator e costruire le città del futuro. Il nostro Piano Strategico prevede lo sviluppo delle tecnologie ‘smart’ basate sull’ Internet of Things, che ci hanno già consentito di completare progetti importanti a Milano, Brescia e Bergamo e realizzare servizi innovativi come l’illuminazione pubblica a Led, lo Smart Bin, la mobilità elettrica e lo Smart Parking, Smart Security e Smart Agricolture. Dal nostro punto di vista è auspicabile una normativa chiara e uniforme a livello nazionale, che possa favorire il dialogo costruttivo con le Istituzioni e una implementazione rapida di queste tecnologie”.
Edward Chan, ceo di Huawei Italia, ha sottolineato che “Huawei è impegnata con la propria visione e le proprie tecnologie nello sviluppo di città intelligenti la cui realizzazione poggia su un sistema nervoso urbano basato su sensor, un ecosistema forte della collaborazione di tutti i protagonisti del settore e piattaforme tecnologiche aperte e scalabili. Perché tale visione si realizzi è necessario investire a monte sull’educazione digitale dei cittadini e degli amministratori pubblici, in modo da stimolare la domanda di servizi digitali e da porre le premesse per strategie e investimenti volti a migliorare l’ambiente in cui viviamo”. Presente anche Agostino Santoni, ceo Cisco Italia, il quale ha ricordato la recente ricerca di Cisco con il Digital Transformation Institute che ha analizzato quali sono i fattori che mettono a rischio il successo dei progetti in area smart city: il primo è la mancanza di una visione olistica, un altro è il mancato coinvolgimento dei cittadini fin dalle prime fasi di elaborazione di un possibile progetto. Ci sono poi aspetti organizzativi, quali la mancanza di una struttura adeguata dedicata all’innovazione, la mancata previsione di un budget dedicato: ma la questione principale è che ogni progetto smart city è figlio del territorio in cui nasce, delle persone che vi vivono, dei loro obiettivi, di ciò che a quel territorio manca e di ciò che lo rende forte”.