L’Internet of things trova sempre più consenso e rappresenta un’occasione di sviluppo. Un mercato che ha toccato quasi i 3 miliardi di euro nel 2016. Un fatturato cresciuto in un anno di circa il 40% in più rispetto al 2015. E con il mercato aumentano gli oggetti connessi, che in Italia sono 14,1 milioni, collegati attraverso la rete cellulare (+37%), senza considerare quelli che sfruttano diverse tecnologie di comunicazione, come i 36 milioni di contatori elettrici connessi tramite Power line communication (Plc), gli 1,3 milioni di contatori del gas che comunicano mediante radiofrequenza e i 650.000 lampioni per l’illuminazione smart, combinati attraverso Plc.
Sono questi i dati contenuti nel report dell’Osservatorio Internet of things della School of management del Politecnico di Milano “Internet of things: oltre gli oggetti, verso i servizi”. Rilevazioni di tutto rispetto e in crescita, salvo il ritardo nelle smart city dove questo tipo di applicazioni hanno un peso limitato nel mercato IoT: 230 milioni di euro, pari all’8% del totale. Fatta eccezione per alcuni ambiti, come ad esempio il trasporto pubblico con 200.000 mezzi monitorati in modalità remota e l’illuminazione intelligente con 650.000 pali della luce connessi.
La ricerca dell’Osservatorio sottolinea però che, nonostante il 51% dei Comuni medio-grandi abbia avviato almeno un progetto “smart city” negli ultimi tre anni, il 56% delle iniziative è a oggi in fase di avvio. Secondo il report, le Amministrazioni comunali fanno fatica ad estendere i progetti all’intero territorio cittadino e ad integrarli in una strategia di medio termine. Su questo sfondo i piani della Città metropolitane di Milano e Torino rappresentano una sorta di eccezione.
Ma cosa pensano gli italiani dell’Internet delle cose? Il 79% dei consumatori è disposto ad acquistare prodotti per le smart home, il 33% in più rispetto all’anno precedente, un segnale di grande interesse in questo settore. Solo un consumatore su cinque però dispone di almeno un oggetto “intelligente” nella propria abitazione e le intenzioni di acquistarlo sono per molti, comunque ipotetiche.
Dal report tre i cluster di utenti che differiscono per familiarità verso la tecnologia, profilo sociodemografico e conoscenza della smart home: i conservatori, ovvero coloro che ne hanno sentito parlare (45%); i fruitori (60%); i tecnofili (75%), con profonde differenze tra priorità, canali e soluzioni. Conservatori e fruitori si orientano verso soluzioni consolidate e prediligono funzionalità di risparmio energetico o antintrusione; i tecnofili sperimentano installando in autonomia i prodotti e sono interessati principalmente al comfort e al benessere.