Il Ministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda, è tornato ad affrontare il tema dell’innovazione tecnologica e della connessa industria 4.0, focalizzando sia le criticità prevedibili che le potenzialità in divenire. L’occasione è stata offerta dal convegno ‘Impresa 4.0, 2018-2028, quale futuro’, organizzato dal Comune di Varese. “L’evoluzione va gestita e il piano industria 4.0 mira a farlo con investimenti in tecnologia e capitale umano, con una fortissima leva di incentivazione che lo Stato adotta con gli imprenditori che investono, attraverso interventi sul fisco e strumenti finanziari per aiutarli – ha detto e ha poi aggiunto – Siamo in una fase senza precedenti di cambiamento tecnologico accompagnato dalla globalizzazione. Sono due fenomeni non nuovi, ma questa volta il cambiamento sta avvenendo con una rapidità mai vista. Quello che sta accadendo non ha precedenti e nulla ci dice che andrà bene”. Ecco perché, secondo il Ministro, lo studio delle materie umanistiche sarà uno strumento indispensabile per gestire l’evoluzione tecnologica e non farsi travolgere da essa. Quindi, è passato a esaminare i probabili effetti negativi dei processi di automazione/digitalizzazione in corso e i possibili rimedi, richiamando anche i risultati di uno studio di Ambrosetti Club: “La perdita di occupazione generata dall’innovazione tecnologica è solo un aspetto di quest’ultima, che ha anche effetti positivi poiché abilita la creazione di nuove professioni e nuova occupazione. Secondo una stima del moltiplicatore dell’occupazione relativo a settori/branche di attività che afferiscono alla tecnologia, alle life science e alla ricerca scientifica, per ogni posto di lavoro creato in questi settori vengono generati per effetti diretti, indiretti e indotti ulteriori 2,1 posti di lavoro. Partendo dalla stima dei posti di lavoro a rischio nel primo lustro e ponendoci nello Scenario Base, per bilanciare totalmente la perdita prevista, il nostro Paese dovrebbe creare 41.449 nuovi posti di lavoro all’anno. Affinché l’Italia sia in grado di cogliere le opportunità offerte dall’automazione e dall’innovazione, creando nuovi posti di lavoro ad altro valore aggiunto, è necessario che vengano fatte delle scelte finalizzate a gestire il cambiamento invece che subirlo”.