L’America latina non è estranea al movimento internazionale che sta trasformando le realtà urbane in tutti i continenti. Pur tra mille contraddizioni, la rivoluzione smart sta infatti investendo città storiche della colonizzazione spagnola come Santiago del Cile, Panama, Montevideo in Uruguay e San José in Costa Rica. Il caso più interessante, tuttavia, è senz’altro Buenos Aires, una metropoli con 3 milioni di abitanti che, sommati ai residenti dell’area metropolitana, raggiunge i 14 milioni di persone (il 38% dell’intero Paese). Dunque, un’esperienza rilevante, quella in corso, che punta in primo luogo a migliorare/modernizzare la rete di trasporto urbano, gestita in passato da un Governo federale che non si è dimostrato capace di fornire un servizio efficiente e in grado di coprire i bisogni di una popolazione così numerosa. L’accesso pubblico al wi-fi è sicuramente un altro fronte di progettazione e di azione a medio termine che vede impegnata con parecchie risorse l’amministrazione della capitale argentina, così come lo è l’implementazione di sistemi di sorveglianza e sicurezza efficaci, considerando il tasso molto elevato che affligge la metropoli. Soltanto passeggiare con uno smartphone in vista è una potenziale fonte di rischio. Di qui la necessità di una strategia articolata di avvicinamento rapido alla dimensione smart in grado di coniugare con successo qualità della vita, tecnologia, benessere economico e sicurezza sociale. Nell’aprile 2019 Buenos Aires ha ospitato lo Smart City Expo sulla scia di Barcellona, città presa come esempio da emulare dal ministro Andy Freire, il quale ha identificato sei aree di intervento prioritario su cui concentrare gli sforzi pubblici, tra cui la trasparenza dei dati, promossa attraverso gli Open Data, lo sviluppo urbano e della rete dei trasporti.
In altre parole, la capitale del Tango sta attraversando una fase di febbrile fermento all’insegna di un futuro ad alto tasso tecnologico. Tutto ciò non deve, però, far dimenticare o sottovalutare le stridenti contraddizioni che la segnano. Non a caso, il tessuto urbano presenta un quadro estremamente frammentato, nel quale le aree centrali, permeate da massicci innesti di tecnologia digitale e da grandi progetti di riqualificazione, sono controbilanciate da vasti quartieri degradati, laddove prevalgono indigenza, emarginazione e criminalità. Per questo li chiamano “Villas Miserias”. Dunque, un percorso a due velocità esposto al rischio costante di accentuare squilibri e disuguaglianze di ogni genere. Le autorità locali e federali sono chiamate di conseguenza a muoversi con grande cautela nel promuovere i processi “intelligenti” di trasformazione/sviluppo di questo come di altri territori rurali e urbani. La sfida si gioca tutta qui: premere l’acceleratore su un’economia emergente, evitando l’accentuarsi di disuguaglianze e conflitti sociali.