Sono state 605 le domande per accedere alle risorse messe a disposizione dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per la valorizzazione di beni confiscati alla mafia nel Mezzogiorno. Nel dettaglio, 528 richieste riguardano l’avviso pubblico dal valore di 250 milioni di euro, mentre 77 domande sono rivolte alla partecipazione alla procedura negoziata che assegnerà ulteriori 50 milioni di euro (lo stesso progetto poteva essere presentato anche per entrambi i finanziamenti, ma potrà comunque accedere solo a uno di essi). Si tratta di un successo di numeri inatteso alla vigilia, che non solo consentirà presumibilmente di raggiungere senza difficoltà il target concordato con la Commissione europea, pari a 200 beni valorizzati entro giugno 2026 (di cui la metà entro giugno 2025), ma ha anche favorito un’accelerazione nel trasferimento delle proprietà confiscate alla mafia alle amministrazioni territoriali, che così hanno avuto l’opportunità di preparare i progetti e partecipare al bando, anche in collaborazione con gli enti del Terzo Settore.
“Restituire alle città un numero così significativo di imprese, attività agricole e commerciali, edifici magari trasformati in asili nido o case rifugio, non significa solo metterle a valore. Significa dire alle mafie: lo Stato è tornato, i beni che avete sottratto alla comunità degli italiani vengono restituiti a chi sa e può gestirli nella legalità”, commenta il ministro Mara Carfagna. Il numero maggiore di domande proviene da Campania e Sicilia. Ecco, più precisamente, quante domande sono state presentate dalle amministrazioni di ciascuna regione:
Regioni
Avviso pubblico
Procedura negoziata
Totale domande
Abruzzo – 15 -7-22; Basilicata- 3-0-3; Calabria – 121-7-128; Campania -145-31-176;
Molise – 1-0-1; Puglia -83-10-93; Sardegna -5-2-7; Sicilia -155-20-175.
TOTALE – 528-77-605
Per avere un’idea del risultato, basti pensare che fino a oggi sono 565 i beni confiscati in tutta Italia oggetto di intervento di valorizzazione, grazie alle risorse delle politiche di coesione assegnate a partire dal 2007. Il bando del PNRR – riservato solo alle regioni meridionali – ha quindi consentito di elaborare nuovi progetti per circa altrettanti beni. Un esito senz’altro favorevole, se si pensa che anche qualora questi non riuscissero a essere immediatamente finanziati per l’esaurimento delle risorse messe a disposizione dal PNRR, potranno comunque essere ripresentati alle iniziative promosse nell’ambito della programmazione 2021-2027 dei Fondi strutturali europei o del Fondo nazionale per lo Sviluppo e la Coesione. Il direttore generale dell’Agenzia per la Coesione territoriale, Paolo Esposito, ha nominato la commissione che avrà il compito di valutare le domande, per verificarne innanzi tutto il rispetto dei requisiti richiesti e, quindi, per stilare la graduatoria relativa al bando da 250 milioni di euro (per un finanziamento massimo di 2,5 milioni di euro ciascuno). Parallelamente, sarà avviata la procedura negoziata per individuare i progetti ‘bandiera’ (con un particolare valore economico e/o simbolico per il territorio di appartenenza), che accederanno al finanziamento complessivo da 50 milioni di euro. Tra i criteri di valutazione previsti dal bando, è previsto un punteggio aggiuntivo per le domande che prevedono un coinvolgimento del partenariato istituzionale, economico e sociale o organizzazioni del territorio nel processo di valorizzazione del bene, oppure la destinazione a centri antiviolenza o case rifugio per donne e bambini, oppure ad asili nido o micronidi.
Infine, è utile ricordare che il decreto-legge ‘PNRR 2’, recentemente approvato dal Consiglio dei ministri, prevede – su proposta del ministro Carfagna – una norma che finanzia le spese iniziali di gestione dei beni che risulteranno vincitori del presente bando, con una dotazione iniziale pari a 2 milioni di euro per l’anno 2022.
Fonte: Ministero per il Sud e la Coesione territoriale