Fare in modo che tutti abbiano un’identità legale tramite la registrazione della nascita costituisce uno degli obiettivi dell’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile 2030. Unhcr, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, e l’Unicef ci provano lanciando un appello affinché gli Stati e le organizzazioni regionali agiscano con urgenza per garantire che nessun bambino nasca, o resti, apolide in Europa. Benchè non esistano dati precisi sul numero complessivo di minorenni apolidi, si stima che in Europa superino mezzo milione. Nei Paesi dell’Ue con l’aumento del numero complessivo di minorenni richiedenti asilo a partire dal 2010 (con un picco delle domande nel 2015-2016) è aumentato anche il numero di minorenni identificati come apolidi. Nel 2017 ne sono stati registrati circa 2.100, il quadruplo rispetto al 2010.
I minorenni senza cittadinanza hanno un accesso limitato ai servizi e ai diritti basilari quali l’istruzione e l’assistenza sanitaria, rischiando di essere discriminati per tutta la vita. L’assenza di documenti di identità ufficiali può inoltre esporre i minorenni a rischi più elevati divenendo potenziali vittime di violenze, abusi e tratta. Tre le categorie di giovanissimi particolarmente colpite: vi sono i minori nati apolidi in Europa, una tipologia che include coloro che non possono ereditare la cittadinanza dei propri genitori a causa di discriminazioni legate al genere o lacune nella legislazione in materia di cittadinanza, nonchè quelli che sono apolidi poiché lo sono i loro stessi genitori. Vi sono poi i minorenni nati in Europa la cui nascita non è stata registrata, come pure i minori originari di Paesi conosciuti per la presenza di popolazioni apolidi oggi rifugiati o richiedenti asilo in Europa.
Secondo le stime dell’Unhcr gli apolidi nel mondo sarebbero circa 10 milioni. Tuttavia, sono solo 78 i Paesi che hanno comunicato all’Unhcr i dati che permettono di contare 3,9 milioni di persone apolidi. Al momento le 10 maggiori situazioni di apolidia si trovano in: Costa d’Avorio, Myanmar, Thailandia, Lettonia, Siria, Kuwait, Uzbekistan, Russia, Estonia, Arabia Saudita (Global Trends 2017). Una delle principali difficoltà incontrate dall’Unhcr nell’adempiere al suo mandato – con riferimento alla prevenzione e alla riduzione dell’apolidia e alla protezione delle persone apolidi- risiede nella mancanza di dati statistici affidabili che identifichino il numero delle persone apolidi o esposte al rischio di apolidia, le quali spesso versano in condizioni di vita legate a contesti di precarietà e marginalità. L’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati incoraggia perciò gli Stati in possesso di statistiche riguardanti la popolazione apolide a condividere i dati contribuendo così ad una maggiore comprensione del fenomeno.