«Stiamo predisponendo una conferenza di servizi specifica su Napoli e sulla città metropolitana per fare il punto sui beni non ancora consegnati, ma anche su quelli consegnati e non utilizzati. I beni sono diversi e spesso ricadono in territori martoriati, penso a Marano, ed è necessario capire quali siano le ragioni per cui i beni consegnati non sono stati utilizzati e capire che cosa serva». Così in una intervista rilasciata a Il Mattino di Napoli, in chiusura del primo forum espositivo dei beni confiscati il prefetto Bruno Corda, direttore dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata, spiega la necessità d’intervenire al più presto per risolvere i troppi ritardi sulla gestione di questi edifici. Dalla fotografia emersa, al forum di Napoli, sono 46.592 i beni confiscati alla criminalità organizzata a livello nazionale tra immobili e aziende e la maggiore diffusione è al Sud. La regione dove si concentra il maggior numero di beni confiscati è la Sicilia con 16.270 beni, seguita dalla Campania con 7.986 e dalla Calabria con 5.600. Nelle regioni del Centro Nord si trova il 30 % dei beni confiscati, numero che evidenzia la pervasività della criminalità organizzata su tutto il territorio nazionale. L’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc) gestisce il 56 per cento dei beni e di cui circa il 44 per cento dei beni sono già stati destinati agli enti locali.
«Stiamo rafforzando la nostra struttura – ha dichiarato il prefetto – per poter procedere ancora di più e più rapidamente all’assegnazione e, in questa fase, è molto importante cercare di rendere ancora più trasparenti e visibili i beni agli enti in particolare agli enti locali, soprattutto quelli più piccoli, che devono sapere che cosa vanno ad assumere». Per questo, ha aggiunto Corda «l’Agenzia nazionale sulla propria home page ha creato una pagina “L’Agenzia supporta i comuni”‘ che contiene le best practice e anche tutte le indicazioni per l’accesso ai fondi comunitari, ai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e ai fondi regionali. I numeri dicono che l’85% dei beni confiscati è costituito da immobili e l’11% da aziende, pari a poco più di 5mila». Accanto al tema delle risorse per la gestione, altro elemento di criticità è costituito dalla capacità progettuale degli enti. «Ci troviamo davanti a tanti comuni, soprattutto i più piccoli, – ha spiegato Corda – che hanno difficoltà a presentare progetti. Basti pensare alle difficoltà di presentazione di progetti comunitari che hanno caratteristiche di formalità estremamente precise».
Occorre quindi «coinvolgere sempre di più le Regioni – ha spiegato il direttore dell’Agenzia nazionale – per questo proporremo una conferenza dei servizi. Il tema è che molto spesso questi beni confiscati sono in piccoli comuni o ci sono territori dove ce ne sono molti e che non riescono a reggerne tanti. Dobbiamo attivare un sistema di carattere consortile dell’utilizzo di questi beni anche con un criterio di extraterritorialità. Magari un edificio che è a Marano può essere utilizzato per un’attività di un comune confinante. Sono meccanismi che devono scattare per non perdere tempo». Sul protocollo d’intesa sottoscritto con il Viminale per l’utilizzo dei beni confiscati per l’accoglienza dei profughi provenienti dall’Ucraina «abbiamo stilato un primo elenco di beni già assegnati – ha concluso il prefetto – e stiamo avviando un’indagine, richiesta dal ministro dell’Interno Lamorgese, per verificare quali beni non ancora assegnati possono essere utilizzati per questo scopo. Ci stiamo preparando per offrire questo elenco alle prefetture, tra queste al prefetto di Napoli».
Fonte: Ministero dell’interno