L’Agenda digitale italiana nasce in collaborazione con le regioni e le province autonome. Nell’ultima commissione parlamentare congiunta al Senato dello scorso 18 marzo, che ha visto tra i partecipanti anche il ministro Colao, è emersa la situazione critica in cui molti territori versano in materia di accesso a Internet. Nonostante i passi avanti fatti dal 2013, buona parte dei Comuni sono ancora distanti dagli obiettivi prefissati per il 2020. Il dato mostra la quota di famiglie a livello comunale raggiunte dalla banda larga su rete fissa a diverse velocità: di base, a 30 Mbps o superiore e a 100 Mbps o superiore. Mbps sta per megabit per secondo, ed è l’unità di misura che indica la velocità di trasmissione dei dati su una rete. La presenza della banda larga di base in tutti i Comuni è uno dei traguardi europei raggiunti dall’Italia. Il 95,1% delle famiglie italiane è stato raggiunto dalla banda larga di base”. Questo dimostra come ormai sia un servizio presente in maniera più o meno omogenea su tutto il territorio nazionale, senza importanti divari. Tuttavia, all’aumentare della velocità della rete fissa, la quota di famiglie raggiunta diminuisce. Solo il 68,5% ha potenziale accesso alla banda larga veloce (sopra i 30 Mbps) e ancora meno, il 36,8%, è raggiunto da quella ultraveloce (sopra i 100 Mbps).
Considerando la banda larga a 30 Mbps o superiore, le zone meglio connesse includono i Comuni di Emilia Romagna, Lazio, Lombardia e Toscana. In particolar modo, i grandi centri urbani e le zone limitrofe sono i territori più serviti, rispetto alle aree interne. Sono considerate “aree interne” i Comuni più distanti dai servizi essenziali. Ai primi posti per famiglie raggiunte dalla banda larga veloce troviamo Parma (91%), Foggia (93%), Modena (92%), Venezia (85%), ma anche Comuni di cintura come Lucera (93%) e Naro (89%). Il divario tra grandi centri e aree più periferiche aumenta ulteriormente se si considerano le famiglie raggiunte dalla banda larga ultraveloce (100 Mbps o superiore). I valori più alti si registrano anche in questo caso nei capoluoghi, come Bologna (86%), Roma (73%), Milano (72%) e Venezia (70%). Oltre che in Puglia, dove la connessione ultraveloce risulta diffusa in modo omogeneo, non solo nelle città. Il 5G è un tipo di telecomunicazione wireless e potrebbe raggiungere anche le zone più remote.
Al contrario, rimangono più escluse dal servizio le zone prevalentemente montuose o collinari, anche a causa delle difficoltà strutturali della banda larga. L’incremento della velocità di Internet necessita di un’infrastruttura cablata, come nel caso della fibra ottica o delle linee telefoniche in rame. Tale struttura è difficile da replicare in territori morfologicamente impervi e questo fa sì che spesso, soprattutto in aree montane, la connessione ultraveloce non arrivi proprio. Generando così ampi divari nell’accesso al servizio, rispetto ai centri urbani o a territori comunque pianeggianti. Per esempio, considerando la Valle d’Aosta la banda larga a 30 Mbps raggiunge l’84% delle famiglie del capoluogo e quote simili nei Comuni limitrofi. Tuttavia, la quota cala notevolmente se consideriamo la rete ultraveloce, che raggiunge solo la metà delle famiglie ad Aosta e meno del 20% nei Comuni limitrofi di Sarre e Gressan. Un’infrastruttura che risulta poi del tutto assente nel resto della regione, probabilmente a causa degli ostacoli dovuti alla montuosità del territorio. Una situazione molto simile a quella del Trentino-Alto-Adige e di diverse aree dell’arco alpino e degli appennini.
Fonte: Openpolis