L’Italia è tra gli ultimi paesi in Europa per competenze digitali di base della popolazione, nel 2021 meno della metà delle persone di 16-74 anni residente in Italia ha competenze almeno di base (45,7%), il divario tra i Paesi europei risulta elevato e l’Italia occupa le ultime posizioni della graduatoria europea.
Le competenze digitali di base sono caratterizzate da un divario di genere a favore degli uomini, il 5%, ma nell’arco temporale fino ai 44 anni tale distanza si annulla e in alcuni casi si inverte. E’ presente un gradiente tra Centro-Nord e Mezzogiorno, ad eccezione della Sardegna, che si attesta sul valore medio, le regioni dove le competenze digitali sono più diffuse sono il Lazio (52,9%), seguito dal Friuli-Venezia Giulia (52,3%) e dalla Provincia Autonoma di Trento (51,7%).
Nella fascia d’età delle persone di 25-54 anni con un’istruzione terziaria, l’80% possiede competenze digitali almeno di base, valore in linea con quello medio EU27 (83%), mentre si cala al 25% per quelli con titolo di studio primario, una distanza dell’8% rispetto al valore EU27, le persone hanno competenze digitali più avanzate per e-skill legati ai domini della “Comunicazione e collaborazione” (75%) e dell’“Alfabetizzazione su informazioni e dati” (58%) rispetto a quelli legati alla “Risoluzione di problemi” (47%), alla “Creazione di contenuti digitali” (41%) e alla “Sicurezza” (36%).
Se passiamo alle competenze digitali interne alle imprese risultano appannaggio di quelle con 250 addetti (75%) e del settore ICT (64%), le prime nella classifica europea a esternalizzare la gestione delle funzioni ICT, ben il 57% utilizza solo consulenti esterni. Dall’esame delle 5 dimensioni che compongono l’indicatore sulle competenze digitali è possibile tracciare una mappa dei punti di forza oltre che dei ritardi nei livelli di competenza dei cittadini; i divari rispetto alla media EU27 sono minimi per il dominio “comunicazione e collaborazione”, dimensione legata all’interazione via Internet e all’uso dei social media 75% rispetto al 77%; ma diventano significativi per il dominio “creazione di contenuti digitali”, (41% contro il 45% EU27) e alla “risoluzione di problemi”, area legata all’utilizzo dei servizi online e di alcune abilità di gestione software (47% contro il 52,7% EU27).
Si evidenzia, infine, un netto ritardo per “alfabetizzazione su informazioni e dati”, dominio legato alla ricerca di informazioni e dati e alla capacità di giudicare la rilevanza della fonte (-9,8% rispetto alla media EU27), seguito da quello relativo alla “sicurezza”, l’area legata alla protezione dei dispositivi e dei dati personali negli ambienti digitali (-7,6%). Sul territorio per ciascuno dei 5 domini si confermano i divari registrati per l’indicatore delle competenze, ossia quelli legati al genere, all’età, al titolo di studio e all’occupazione, tuttavia nel dominio “Comunicazione e collaborazione” i divari relativi al genere risultano inesistenti.
Il programma strategico della Commissione europea per la transizione digitale prevede, oltre all’obiettivo sulle competenze digitali dei cittadini, anche il monitoraggio della quota di imprese che erogano ai propri addetti formazione in materia di ICT e la “Rilevazione sulle tecnologie dell’informazione e della comunicazione nelle imprese” permette di stimare la quota di imprese che impiegano personale con competenze digitali specializzate. Nel 2022 il 13% delle imprese con 10 addetti impiega esperti ICT, il 4,9% ha provato ad assumerli o li ha assunti e il 19% ha organizzato corsi di formazione per sviluppare o aggiornare le competenze degli addetti, l’impiego di specialisti ICT rimane ridotto rispetto alla media europea (21%), l’Italia risulta distante da Germania (22%), Francia (17,6%) e Spagna (16%).
A livello dimensionale si registrano divari tra imprese con 10-249 addetti (PMI) e quelle con almeno 250 addetti sia per l’adozione di specialisti (12% e 75%) sia per la decisione di investire in formazione ICT (18% contro il 65%)., del resto, il 57% delle PMI italiane ha dichiarato di utilizzare esclusivamente fornitori esterni all’impresa per la gestione delle funzioni ICT (45% la media EU27), contro il 14% delle grandi imprese (10,9% EU27).
Come desumibile, gli indicatori di adozione di specialisti ICT e di formazione informatica non sono neutrali rispetto alle attività economiche svolte dalle imprese, le performance migliori vengono registrate dalle imprese appartenenti al settore della domanda di ICT specializzata e strategica: i servizi di telecomunicazione, 72% nell’impiego di addetti e 60% nell’organizzazione di formazione e l’informatica (65% e 56%) seguono le attività di fabbricazione di pc (39% e 32%) e quelle editoriali (35% e 32%). Rientrano tra le attività interessate al coinvolgimento di 1 impresa su 4: i servizi postali, la fabbricazione di mezzi di trasporto e di apparecchiature elettriche e quelle delle attività professionali, della fabbricazione di coke e della fornitura di energia e gestione dei rifiuti per la formazione ICT.
Fonte: ISTAT