Performance positive nell’export, logistica, capitale umano e sostenibilità ambientale, criticità nelle procedure per fare impresa e negli adempimenti fiscali: per gli esperti internazionali la crescita italiana è frenata dai ritardi di attuazione del PNRR. Per il 2° anno consecutivo l’Italia si colloca al 9° posto nella graduatoria del Super Index Aibe, che misura l’attrattività dei Paesi del G20 per gli investitori internazionali; rispetto al 2022 migliora il punteggio (55,2 punti su 100 rispetto ai 38,8 dell’anno precedente), superiore al punteggio medio (51,2), ma al di sotto dei Paesi con le migliori performance: Germania, Corea del Sud, Canada e Regno Unito.
Il livello di attrattività dell’Italia può contare sulle performance positive dell’export (5° posto tra i Paesi del G20), nel capitale umano disponibile (8° posto), nella logistica (7° posto) e nella sostenibilità ambientale (5° posto). Al contrario, il Super Index segnala alcune criticità sull’adeguatezza delle procedure per «fare impresa» e degli adempimenti fiscali, inoltre non si registrano miglioramenti nella percezione della corruzione, nei processi di digitalizzazione, nello stato di diritto: in questi ambiti l’Italia si colloca al 9° posto. È quanto emerge dall’«Osservatorio sull’attrattività dell’Italia presso gli investitori esteri» (Rapporto 2023) realizzato dal Censis per AIBE (Associazione Italiana delle Banche Estere) a partire dalle opinioni di un panel di esperti internazionali (istituzioni e società finanziarie, aziende multinazionali, strutture di consulenza professionale, stampa economica estera).
I fattori che frenano la crescita globale. Le stime del Fondo monetario internazionale sulla crescita globale per il 2023 hanno registrato tra gennaio e aprile un ribasso di un decimo di punto, passando dal 2,9% di inizio anno al 2,8% attuale, anche per il 2024 la correzione è di un decimo di punto: +3% in aprile contro il +3,1% di gennaio.
Le opinioni raccolte nel panel Aibe nel mese di aprile sui fattori che condizionano la crescita convergono su 2 aspetti: la politica dei tassi d’interesse eccessivamente restrittiva adottata dalla Fed e dalla Bce, e la durata di un’alta inflazione. Meno rilevante il prolungamento della guerra in Ucraina, nei confronti della quale sembrerebbe che gli effetti dirompenti emersi all’inizio del conflitto siano stati riassorbiti, stessa valutazione sulle tensioni geopolitiche in corso e su una escalation della «guerra fredda», commerciale e non solo, tra Stati Uniti e Cina.
Che cosa frena la crescita in Italia. Per la maggioranza degli esperti internazionali, il fattore che condiziona la crescita in Italia è costituito dai ritardi di attuazione del Pnrr, un altro fattore è l’eccesso di indebitamento pubblico dovuto alle misure di contenimento dei prezzi dei prodotti energetici e alle politiche di stimolo dell’attività economica varate nei mesi scorsi; segue l’incertezza politica che indebolisce l’azione del Governo in campo economico e nelle riforme, oltre alla debolezza della domanda interna. Le risposte del panel sottolineano come le cause del basso potenziale di crescita siano da ricercare all’interno del Paese e da attribuire alla scarsa capacità di sfruttare opportunità come le ingenti risorse finanziarie messe a disposizione dall’UE per risollevare i sistemi economici e sociali europei dalla crisi prodotta dalla pandemia.
Perché gli investimenti esteri sono disincentivati. L’Italia occupa il 17° posto in graduatoria sulla quota percentuale dei flussi di investimenti esteri in entrata rispetto al Pil, la performance non positiva dipende dalle caratteristiche del sistema produttivo italiano incentrato sulla piccola dimensione d’impresa, che non favorisce l’ingresso di capitali dall’estero. Tra le altre cause la ridotta capacità competitiva del settore terziario, soprattutto se confrontato con il manifatturiero l’eccellenza dell’Italia, in grado di garantire un ritorno positivo degli investimenti. La metà degli intervistati non vede nella normativa nazionale sulle delocalizzazioni un fattore disincentivante per gli investimenti esteri.
Fonte: Censis