Nel 2021 sono stati 50 i comuni interessati complessivamente da gestioni commissariali straordinarie. Di questi, 16 sono stati oggetto di ripetuti provvedimenti dissolutori conseguenti a fenomeni di infiltrazione e condizionamento di tipo mafioso.
Le commissioni straordinarie hanno gestito rispettivamente: 18 comuni in Calabria, 16 in Sicilia, 8 in Puglia, 6 in Campania, 1 in Basilicata, 1 in Valle D’Aosta, per una popolazione complessiva di 893.544 abitanti. A queste vanno aggiunte 2 commissioni straordinarie che hanno amministrato, rispettivamente, l’Asp di Reggio Calabria con un bacino di utenza di 553.861 abitanti e l’Asp. di Catanzaro con un bacino di utenza di 370.000 abitanti.
Gli scioglimenti di consigli comunali disposti lo scorso anno sono stati 14, di cui 4 in Calabria, 4 in Sicilia, 2 in Campania e 4 in Puglia.
Sono alcuni dei dati contenuti nella relazione del ministro dell’Interno, sull’attività delle Commissioni per la gestione straordinaria degli enti sciolti per infiltrazione e condizionamento di tipo mafioso, presentata al Parlamento.
La relazione ha evidenziato come l’operato delle commissioni continui ad essere incentrato sul risanamento amministrativo, sul ripristino delle regole e del buon andamento nella gestione dell’ente. Le diffuse irregolarità riscontrate, infatti, hanno messo in luce una generale compromissione dell’azione amministrativa che si è discostata sempre più dai principi di legalità e di trasparenza, riflettendosi poi sulla regolarità e sull’efficienza nell’erogazione dei servizi destinati alla cittadinanza.
Le commissioni, quindi, hanno indirizzato le loro attività principalmente alla riorganizzazione dell’apparato amministrativo e al miglioramento dei servizi offerti alla cittadinanza, assicurando, nel contempo, una gestione equilibrata della finanza locale e la trasparenza dell’azione amministrativa, in particolare, nella gestione dei pubblici appalti, nell’edilizia pubblica e privata, nell’utilizzo per finalità sociali dei beni confiscati alle organizzazioni mafiose.
Un aspetto positivo connesso a tale opera di risanamento e di ripristino della legalità posta, è quello derivante dall’utilizzo dei beni confiscati alla criminalità organizzata attraverso la concreta destinazione a fini sociali dei beni stessi. Tra gli esempi più significativi: l’assegnazione al comune di San Cataldo (Cl), e regolarmente destinati alla comunità, di 9 beni confiscati alla mafia; l’assegnazione al comune di Marano (Na) di 43 unità di beni confiscati ad associazioni di volontariato operanti sul territorio, e 7 alla prefettura di Napoli, per la sistemazione di immigrati; e nel comune di Cerignola (FG), l’assegnazione di un terreno agricolo di circa 7 ettari ad un’associazione temporanea di scopo (ATS) di cui è capofila la Cooperativa Sociale Altereco, cooperativa già attiva su altri terreni confiscati alla criminalità organizzata.
Fonte: Viminale